Le sostanze chimiche nei prodotti di bellezza e cura personale quelle che contengono ftalati, sostanze chimiche endocrino-distruttive oggetto di controversie ormai da anni perché sospettate di provocare danni all’apparato riproduttore, al fegato e ai reni, possono aumentare il rischio di diabete nelle donne.
Da oggi c’è una sicurezza in più: uno studio del Brigham and Women’s Hospital, pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives, dimostra un’associazione tra l’aumentata presenza di ftalati nell’organismo e un rischio accresciuto di sviluppo di diabete nelle donne.
I ricercatori hanno trovato che elevate concentrazioni di sostanze chimiche chiamate ftalati nei corpi delle donne sono associati con una maggiore probabilità a sviluppare il diabete. I ftalati sono prodotti chimici comunemente utilizzati in prodotti come saponi, nail polish, spray per capelli, profumi e creme idratanti ma anche in adesivi, componenti elettronici o giocattoli..
In questo studio, i ricercatori hanno analizzato concentrazioni di ftalati nelle urine di 2.350 donne che partecipavano alla Health and Nutrition Examination Survey, un programma di indagini sulla salute di adulti e bambini pianificato dal governo Usa. Analizzando le urine di queste donne, hanno trovato che quelle che presentavano maggiori quantità di ftalati avevano anche più probabilità di essere affette da diabete.Nello specifico le donne che avevano in assoluto la maggiore concentrazione di mono-benzyl phthalate e mono-isobutyl phthalate avevano quasi il doppio delle probabilità di essere diabetiche, rispetto a quelle con la percentuale minore di queste sostanze nell’organismo. Invece, le donne che avevano un livello più alto della media di mono-(3-carboxypropyl) phthalate avevano il 60% di probabilità in più di avere la malattia.
Analogamente, chi aveva livelli anche moderatamente più alti della media di mono-n-butyl phthalate e di di-2-ethylhexyl phthalate presentavano il 70% di possibilità in più delle altre.
La spiegazione di questa associazione potrebbe essere nel fatto che gli ftalati si leghino alle cellule del corpo che si occupano di regolare il metabolismo del glucosio e dei grassi. Poiché si legano con i naturali recettori delle cellule, potrebbero alterarne la funzione.
Lo studio, pubblicato online il 13 luglio sulla rivista Environmental Health Perspectives, è stato condotto da Tamarra James-Todd, una ricercatrice della divisione della salute delle donne presso la Brigham e Hospital di Boston.
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