Petrolio italiano, una giusta strada per uscire dalla crisi economica.

0
1027

Londra – Oggi, più di ieri c’è la necessità di energia. L’Italia, paese industrializzato, si rivolge all’estero per il suo fabbisogno. Eppure il suo territorio potrebbe dare quell’energia utile a non dipendere più dall’estero ed a far fare al Paese un notevole passo avanti verso la soluzione della crisi economica.

Nel mondo il petrolio è da oltre 40 anni la principale fonte di copertura del consumo totale di energia con una quota del 30% nel 2011.

La produzione di petrolio nel 2010 è stata di 3,2 miliardi di tonnellate, circa il 24% in più rispetto a 20 anni prima.

In Italia, i consumi di gas e petrolio si attestano intorno a 140 mln.tep, circa 10 mln.tep in più rispetto a 10 anni fa, in quanto il calo di quelli di petrolio è compensato dall’aumento di quelli di gas.

La produzione interna è in calo a 11,6 mln.tep, ossia 11 mln.tep in meno rispetto al picco avuto nel 1996.

Questa dinamica (aumento dei consumi, diminuzione della produzione) tende ad aggravare il deficit energetico del nostro Paese.

L’attuale produzione di petrolio nel mondo giunge da numerosi pozzi realizzati in tutto il pianeta.

In totale, quelli attivi di gas e petrolio su terra sono circa 1,5 milioni, mentre quelli su piattaforme in mare sono altri 30 mila.

Le statistiche dettagliate per Paese esistono solo per i pozzi di greggio, sia mare che terra, e ci restituiscono un totale di quasi 800 mila pozzi, di cui circa la metà negli Stati Uniti e con il valore dell’Italia superiore alle 200 unità.

Fra i Paesi che consumano petrolio e che hanno ingenti riserve d’idrocarburi, la loro modesta presenza sul territorio italiano, fa sì che il nostro Paese giochi un ruolo minore.

Altro indicatore significativo dell’attività dell’industria estrattiva sono le strutture di perforazione, o torri di perforazione (in inglese drilling rigs) le cui statistiche sono tenute dalla Baker Hughes, società di servizi all’industria petrolifera.

Su un totale di 3.257 strutture a metà 2011, in Italia ne erano presenti solo 7, valore che va confrontato con livelli intorno a 200 all’inizio degli anni ’90.

I pozzi di gas e petrolio attivi in Italia a settembre 2010, in base alle statistiche del Ministero dello Sviluppo Economico (MSE), erano 1.010, di cui 233 solo per petrolio e il resto a gas.

Sempre nel 2010 hanno prodotto in totale 11,6 mln.tep, il che equivale in media ad una produzione per pozzo di circa 11.500 tonnellate anno.

Riferendo questa media produttiva alle importazioni di petrolio e gas dall’estero, pari a 128 mln.tep, è possibile stimare in circa 11.130(128 milioni diviso 11.500) i pozzi esistenti all’estero che estraggono idrocarburi da consumare in Italia.

L’esplosione dei consumi di gas e petrolio in Italia all’inizio degli anni ’50, elemento essenziale del boom economico del Paese, aveva trovato riscontro nel forte incremento della produzione interna e della perforazione di nuovi pozzi.

In quegli anni furono raggiunti record storici di perforazione con oltre 200 pozzi all’anno, grazie anche ad una intensa attività di ricerca sismica nel Paese per acquisire nuove conoscenze geologiche.

Dagli anni ’60 si è assistito ad un sensibile decremento dell’attività, per lo spostamento dell’industria nazionale su giacimenti all’estero, nettamente più convenienti in termini di produzione.

Le perforazioni in Italia ripresero sensibilmente negli anni ’80, anche per effetto delle politiche successive alle crisi energetiche volte a ridurre la dipendenza dall’estero, generando un deciso
incremento della produzione nazionale.

Dai primi anni ’90, tuttavia, è iniziata una diminuzione delle perforazioni, tuttora in corso, che contrasta nettamente con la continua crescita dei consumi.

Il mancato sfruttamento del’intera potenzialità di greggio e gas deve essere interpretata come una limitazione allo sviluppo del Paese perché le maggiori importazioni dall’estero peggiorano il deficit energetico che è il più alto fra i Paesi industrializzati, inoltre vengono trasferite all’estero risorse finanziarie che si sarebbero potute investire in Italia, creando maggiore
ricchezza e lavoro.

Questi investimenti sono stimati in oltre 5 mld.€ in grado di generare circa 34.000 posti di lavoro su un periodo di 4 anni.

Oggi con il “Decreto Sviluppo” qualcosa è cambiato. La strada che è stata imboccata è quella giusta: risorse interne, posti di lavoro, meno dipendenza energetica dall’estero.

E non si venga a dire della tutela e della sicurezza ambientale, perchè il problema non esiste. Anzi è vero l’esatto contrario.

Riccardo Cacelli

I dati sono stati presi da:
“Tassazione della produzione di gas e petrolio in Italia: un confronto”
di NE Nomisma Energia srl
30 gennaio 2012

Articolo precedenteMonti: “Con spread alto ci sarà in Italia un governo anti euro”
Prossimo articoloStaminali in difesa del cervello per contrastare il tumore glioblastoma multiforme

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here