Narni: scoperti disegni all’ex Spea che fanno ipotizzare che nella fabbrica ci fosse un campo di prigionia.

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Londra – L’associazione “La NARNI sotterranea”, in collaborazione con l’associazione “La Tavola Rotonda”: Scoperti disegni all’ex Spea che fanno ipotizzare che nella fabbrica ci fosse un campo di prigionia. La ricercatrice narnese Gaia Cecca nel 2003 ha presentato la sua tesi di laurea proprio sull’ex Spea ed ha ritrovato all’interno degli edifici della fabbrica dismessa disegni e scritte a carboncino su intonaco che raffiguravano donne vestite e acconciate anni ’40, calendari, navi, aerei da combattimento, sommergibili .narni7.8.2013 Le testimonianze – I disegni ricondurrebbero all’ipotesi che nel 1945 all’ex Spea fosse stato allestito un campo di prigionia, fatto che rappresenterebbe un tassello importante della storia narnese e che verrebbe avvalorato proprio dai disegni ritrovati e di cui però non si sa più nulla.

A suffragare l’ipotesi del campo di prigionia c’era stata la testimonianza di Duilio Duca, che sarebbe stato detenuto all’ex Spea, ritrovato grazie all’articolo del quotidiano che aveva affermato di essere stato internato nel 1945 nella fabbrica dismessa perché apparteneva alla Repubblica di Salò.

Come ulteriore conferma della scoperta, è venuto alla luce, sempre grazie alle ricerche della Cecca che non ha mai smesso di studiare la storia dell’ex Spea, nel 2010, un articolo dell’Istituto storico repubblica sociale italiana che afferma la presenza nel 1945 di 187 prigionieri militari e “repubblichini” nel campo di prigionia di Narni con detentore britannico.

La storia – Dopo l’8 settembre 1943, gli eserciti alleati che risalivano lungo la penisola italiana catturarono numerosi prigionieri appartenenti alle truppe naziste ed alla neo Repubblica sociale italiana. Nelle zone liberate dell’Italia, gli anglo-americani allestirono diversi campi per l’internamento di costoro. Le strutture da adibire a campo spesso erano ricavate dal riadattamento di edifici già esistenti, ex caserme, fabbriche, ex campi nazifascisti, oppure costruiti con attendamenti e baraccamenti di fortuna, come nei più noti casi dei campi di concentramento di Coltano (Pisa) e di S. Andrea di Taranto.

Oltre ai prigionieri della Rsi (Repubblica sociale italiana), in questi campi erano reclusi ex appartenenti alle forze armate nazi-fasciste ed una speciale categoria di internati denominata “recalcitranti”. Questa comprendeva tutti coloro che erano appartenuti a formazioni di SS e di polizia (in maggioranza alto-altesini bilingue), componenti delle Brigate Nere, della Legione “Muti”, della X Flottiglia Mas, del reggimento paracadutisti della “Folgore”, ed altri giovanissimi che avevano militato nelle formazioni del Maresciallo Graziani.

Se si mettono insieme tutti i tasselli del puzzle si compone un mosaico fatto di numrosi indizi che indichrebbero che nella fabbrica narnese ci fosse effettivamente un campo di prigionia e le numerose testimonianze che si trovano impresse sui suoi muri costituiscono un patrimonio importante per la storia della città.

Ci sono ancora i disegni? – II problema è che dopo il 2002 nessuno ha più visto gli splendidi disegni a carboncino (uno dei quali addirittura verosimilmente rappresenta il Macallè, sommergibile usato nelle operazioni navali in Africa Orientale nel 1940) e le scritte, tra cui frasi inneggianti al Duce e preghiere, che con l’umidità e l’azione del tempo potrebbero essere andati irrimediabilmente persi, costituendo la grave perdita di un vero e proprio tesoro che contiene ancora molti simboli da decifrare e misteri da svelare.

L’amministrazione è chiamata quindi ad occuparsi di verificare se le testimonianze sono ancora visibili, cercando di salvare il salvabile e magari dando in mano ad esperti uno studio approfondito. Se i disegni dovessero essersi cancellati, Narni avrebbe perso un’occasione importante per scrivere altre pagine della sua storia.

Mirko Semperlotti

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