Dossier “Minori Migranti in Arrivo Via Mare 2013

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Sono 40.244 i migranti arrivati in Italia via mare tra il 1 gennaio e il 30 novembre
2013, di cui 5.273 sono donne e 7.928 minori, 1 su 5. Se Lampedusa è stato il punto
di approdo per il maggior numero di migranti (14.088), è la provincia di Siracusa
l’area che ha accolto il maggior numero di bambini e adolescenti (3.599). Dieci
volte superiore allo stesso periodo dello scorso anno il numero di bambini
accompagnati, anche piccolissimi, arrivati via mare in Italia con almeno un
genitore, 2.974 nel 2013 rispetto ai 282 del 2012. Sono in gran parte siriani
(2.331), in fuga dopo aver perso la casa e il lavoro, spesso anche la vita di
familiari e amici, a causa di un conflitto che dura da quasi 3 anni e nel 2013 ha
generato 2.500 bambini profughi al giorno. E’ cresciuto di molto nel 2013 anche il
numero dei minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste del sud, da 1.841
a 4.954. Hanno tra i 13 e 17 anni, sono in maggioranza maschi e originari di Egitto
(1.099), Somalia (816) ed Eritrea (611), ma anche tra loro il gruppo più numeroso è
quello degli adolescenti siriani, che hanno affrontato la fuga o il viaggio da soli
(1.192). 
Per la maggior parte il vero obiettivo è raggiungere altri paesi europei, come
Svezia, Norvegia, Germania e Svizzera. Al 30 novembre 2013, su 8.665 minori non
accompagnati collocati in comunità 2.118 si sono resi irreperibili, con un punta del
50% per afghani ed eritrei. 
Questi alcuni dei dati del dossier “Minori Migranti in Arrivo Via Mare – 2013”,
pubblicato oggi da Save the Children alla vigilia della Giornata Internazionale del
Migrante 2013, mentre sono ripresi negli ultimi giorni gli arrivi anche a Lampedusa.
Con i 334 migranti arrivati domenica, il Centro di Primo Soccorso e Accoglienza
(CPSA) dell’Isola ha superato la capienza massima, con condizioni di accoglienza e
trattamenti assolutamente inaccettabili. In questo momento sono presenti nel Centro
497 migranti, di cui 79 donne e 2 minori eritrei accompagnati di 1 e 5 anni, e 36
minori soli non accompagnati, dai 15 ai 17 anni, in maggioranza eritrei e siriani.

Tra i bambini e gli adolescenti arrivati nel 2013 ci sono anche i superstiti dei
terribili naufragi avvenuti tra agosto e ottobre sulle coste siciliane, a Lampedusa
e in mare aperto tra le Pelagie e Malta, dove hanno perso la vita anche i bambini.
Se sono 17 i minori vittime a Lampedusa e in Sicilia, il numero assume altre
proporzioni secondo le testimonianze raccolte tra i superstiti del naufragio dell’11
ottobre, che ricordano la presenza di almeno 100 bambini a bordo dell’imbarcazione,
affondata dopo aver  atteso per ore il soccorso in mare, mentre si contano solo 33
minori sopravvissuti.
Nonostante l’operazione militare Mare Nostrum avviata dal Governo Italiano il 18
ottobre scorso abbia probabilmente evitato altri naufragi, portando in salvo più di
3.000 migranti, va considerato che la decisione di svolgere immediatamente e sulle
stesse navi le procedure di identificazione dei migranti e di accertamento dell'età
dei minori può non garantire pienamente la tutela dei diritti dei migranti, a
partire da una corretta informazione legale. 
Rispetto alle modalità di accoglienza e di protezione dei minori messe in atto nel
corso dell’anno, il dossier di Save the Children evidenzia come anche nel 2013 si
sia registrata la cronica e ancor più grave assenza di un sistema nazionale
integrato specifico per i minori soli non accompagnati, che sono i più vulnerabili
ed esposti al rischio di sfruttamento.
“La costante difficoltà nel reperimento dei posti disponibili nelle comunità per
minori, insieme alla mancata garanzia di copertura finanziaria da parte del Governo,
che solo dopo la visita del Primo Ministro Letta a Lampedusa ha stanziato 20 milioni
di euro per le spese pregresse, ha ripetutamente causato la permanenza prolungata
dei minori in condizioni ambientali inaccettabili in particolare nel CPSA di
Lampedusa e nell’ex ospedale Umberto I a Siracusa, utilizzato impropriamente a
questo scopo non avendo le caratteristiche idonee” ha dichiarato Raffaela Milano,
Direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children.
Proprio in considerazione delle condizioni particolarmente difficili nel CPSA di
Lampedusa, in particolare a seguito dei naufragi avvenuti il 3 e l’11 ottobre, Save
the Children ha avviato, in collaborazione con Caritas e con il sostegno di Bulgari,
un’iniziativa senza precedenti sull’Isola, con la creazione due Spazi a Misura di
Bambino ospitati in 2 grandi tende presso la Casa della Fraternità della Parrocchia
di San Gerlando, dove più di 300 bambini, in maggioranza siriani, hanno potuto
partecipare ad attività ludico ricreative organizzate da educatori professionali
esperti di interventi in condizioni post-traumatiche. 
Nello stesso tempo, l’Organizzazione ha predisposto un intervento specifico di
sostegno psico-sociale e supporto legale per i 38 minori soli non accompagnati
eritrei superstiti del naufragio del 3 ottobre presso la struttura di Caltagirone
dove erano stati trasferiti. La maggior parte di loro aveva indicato la volontà di
raggiungere un familiare di riferimento in un altro paese, prevalentemente del Nord
Europa, vero obiettivo del percorso migratorio, e nonostante l’avvio di procedure di
facilitazione della domanda di ricongiungimento internazionale tutti i minori
presenti si sono progressivamente allontanati, nella convinzione che i tempi della
burocrazia avrebbero messo a rischio la loro unica chance di futuro.
Secondo informazioni raccolte da Save the Children, per raggiungere il nord Europa,
i minori, pagano fino ad un massimo di circa 1.200 euro per l’organizzazione del
viaggio. Dalla frontiera sud, principalmente dalla Sicilia, si dirigono verso Milano
o Roma, dove rimangono qualche giorno, spesso ottenendo supporto dalla comunità di
origine, e prendono poi diverse direzioni. Alcuni ripartono verso la Germania, a
bordo di mezzi privati, come la macchina, oppure – anche se raramente- con il treno,
per proseguire il viaggio verso il nord – principalmente verso la Svezia o Norvegia
– in treno. Una percorso alternativo è quello di Parigi, da dove il viaggio prosegue
verso l’Olanda o la Gran Bretagna. I trafficanti che organizzano gli spostamenti
sono spesso connazionali, definiti “delalai”, ossia “facilitatori”.
 “L’Europa tutta è chiamata ad un forte sforzo comune per garantire che il miglior
interesse di tutti minori migranti possa essere considerato prioritario per
favorire soluzioni di lungo periodo. Si devono facilitare i ricongiungimenti
familiari e si deve procedere alla più piena applicazione del nuovo regolamento
Dublino III che entra in vigore il 1 gennaio 2014 e può superare il vincolo che
lega il minore richiedente asilo al Paese di ingresso nell’UE,  a causa del quale
la maggior parte dei minori rifiuta il foto segnalamento rendendosi invisibile,
esposto a gravi rischi sul nostro territorio e su quello dei Paesi attraversati
successivamente. Per quanto riguarda l’Italia, chiediamo al Presidente della Camera
dei Deputati e alla Conferenza dei capigruppo di mettere urgentemente all’ordine
dei lavori l’esame della Proposta di Legge in materia di tutela e protezione dei
minori stranieri non accompagnati che Save the Children ha elaborato sulla base
della propria esperienza diretta, e che è stata condivisa e presentata lo scorso 4
ottobre da rappresentanti di primo piano di quasi tutti i partiti.”      
Tale Proposta di Legge vuole definire un sistema stabile di accoglienza per i minori
stranieri non accompagnati, con regole certe, volto a garantire pari condizioni di
accesso a tutte le persone di minore età, maggiore stabilità e dunque qualità nella
rete di accoglienza, ottimizzazione delle risorse pubbliche, visto che, com’è noto,
nelle fasi di emergenza, cresce anche la spesa, e diviene più difficile garantire
efficienza e trasparenza.
Save the Children è presente dal 2008 a Lampedusa e nelle altre aree di sbarco con
mediatori culturali e operatori legali nell’ambito del progetto Praesidium del
Ministero dell’Interno, insieme all’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, l’OIM e
la Croce Rossa Italiana.
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