Architettura oggi, una conversazione con l’Architetto David Ulivagnoli

Intervista esclusiva ad un grande esponente nel mondo dell'architettura

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L’Architetto Ulivagnoli durante l’intervista

Londra – David Ulivagnoli è un Architetto toscano che a livello professionale nasce nel 1998 come Interior Designer. Master in Architettura del paesaggio ed in Interior Design, ha collaborato con grandi nomi del design, ha realizzato progetti in Cina, Austria, Francia, Inghilterra.

Con due studi, uno con sede in Italia, Studio ADU, e uno a Londra, ADU London UK, che nasce per promuovere le opere dell’Architetto. Abbiamo intervistato l’architetto nella sua abitazione a San Marcello Pistoiese, dove abbiamo ricevuto diversi aneddoti sulla formazione e sulla carriera dell’uomo.

Specializzato in ristrutturazioni di pregio, è  inoltre musicista, insegnate, art director, sommelier ed autore di due romanzi.

La sua fonte d’ispirazione sono i sogni dei suoi clienti.

Architetto, quest’anno celebra i 20 anni di attività, ci può descrivere i suoi primi vent’anni da professionista?

Ho iniziato come Interior Designer ed Art Director. La laurea e le specializzazioni sono state conseguite successivamente, Sono stati vent’anni all’insegna della volontà di crescere, umanamente e professionalmente. Sono felice di avere un gruppo di tanti collaboratori con varie specifiche professionali.

Può sbilanciarsi in una previsione per i prossimi 20 anni?

La cogente necessità di superamento delle gravose condizioni economiche attuali, vista anche l’esperienza degli ultimi anni, mi porta a dire che tutto sarà sempre più difficile. Ci vorrà sempre più professionalità, ricerca di standard qualitativi elevati e soprattutto voglia di fare e di fare bene.

Per questo le sue molte specializzazioni?

Anche. Comunque alla base della mia continua ricerca, del mio cercare di essere sempre più preparato, è fondamentale la passione per il mio lavoro, che fortunatamente offre tante sfaccettature.

Si ritiene professionalmente imbattibile?

Certo che no! Si impara sempre. Ci si deve sempre porre dal punto di vista dell’apprendista, di colui che vuole imparare, che vuole provare a crescere…

Eppure la figura dell’Architetto spesso viene associata a quella del “Tuttologo”, per lei forse a maggior ragione…

È sicuramente una figura retorica tanto affascinante quanto sbagliata come concetto. Il Tuttologo può esistere in certi salotti, dove comunque dopo un po’ viene a noia…

Quindi?

Quindi è fondamentale conoscere il proprio range di azione, e quando si vede che ci vengono richieste cose che richiedono altre professionalità, bisogna avere l’umiltà di sapere a chi doversi rivolgere. Quindi, non si deve azzardare, non ci si deve provare sperando che vada bene.

Lei non è un navigatore solitario, bensì la punta di riferimento di una squadra ben organizzata. È così?

Nel nostro ambito professionale ci possiamo occupare delle più svariate esigenze che via via si possono presentare. Dalle valutazioni agronomiche alla ricerca di fondi e finanziamenti, per fare un esempio.

Rimanendo nella metafora del navigatore, e costretto a viaggiare molto?

Oggi più che mai gli spostamenti non possono che essere considerati la quotidianità. Solamente cento anni fa doversi spostare da Roma a Londra poteva essere un’impresa. Oggi quasi non ci si pensa neanche. Bauman e la sua società liquida possono rendere molto bene il concetto.

Si ritiene più un creativo o un coordinatore?

Un creativo senza dubbio. Con il lapis in fase di progettazione ma anche col telefono. Per coordinare  tante figure professionali imprese e maestranze di vario genere come può succedere in un cantiere, bisogna essere molto creativi nel trovare soluzioni logistiche ai vari problemi.

Come mai è diventato Architetto?

Sono cresciuto di fianco al tecnigrafo, ai rotoli di carta lucida ed alle penne a china del babbo, progettista meccanico. La prima volta che mi fece provare a sedere al tavolo da disegno e ad usare certi pennini, comunque quasi maggiorenne, dall’ansia e dalla emozione feci una delle più grosse sudate della mia vita. Però mi piacque un casino… ed ancora non avevo preso in considerazione l’uso dei colori, la tecnica dei Pantoni e sui computer si usava l’MS-DOS!

Che cos’è per lei l’ Architettura?

L’Architettura è un fatto d’arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi. L’ Architettura è per commuovere”. Questo però lo diceva Le Corbousier! Gae Aulenti diceva che “l’Architettura è la possibilità tecnica di filtrare la luce”. Per me la luce non va filtrata… va cercata!

Ha avuto diverse esperienze in vari settori. Qual è lambito che maggiormente la coinvolge?

Le ristrutturazioni mi hanno sempre affascinato. Per altro siamo in un mondo dove si costruisce sempre meno e dove si deve recuperare l’esistente.

Anche la figura dell’Art Director o del Designer sono molto coinvolgenti…

Qual è stato il suo lavoro migliore?

Sicuramente quelli in cui ho potuto a lavorare come Architetto, Paesaggista e Interior Designer. Capita spesso che mi ritrovi a  fondere le varie discipline, praticamente quasi sempre… per non lasciare niente al caso.

Partire dalla progettazione di un parco, quindi a grande scala, per poi arrivare a progettare anche soluzioni di illuminotecnica o di design, quindi progettando in scala 1:1, dà molte soddisfazioni.

Ha progettato anche comignoli…

È stata un’esperienza bellissima! Mi era venuto in mente questa associazione di idee. Il comignolo come guardiano della casa. Sono nate così  le Sentinelle Zen, di tanti colori ed in vari materiali, dal rame al vetro, con le faccine tutte diverse e stilizzate. Però tutti con il proprio elmo e la propria armatura.

Ha ideato la progettazione in 4D, dove la quarta dimensione è il trascorrere del tempo. Ce ne può parlare?

Abbiamo maturato questa idea nel nostro studio, per far sì, nella progettazione di parchi, che la committenza riuscisse veramente rendersi conto di come, con il passare delle stagioni, le essenze vegetali mutino, per il colore delle foglie, dei fiori e dei frutti. Riuscire a far vedere tutto questo, e come permettere agli altri di sbirciare in una sfera di cristallo.

Voglio dire: non solo progettare un’abitazione, ma anche far capire cosa si potrà vedere dalla finestra, vuol dire cercare di portare fuori il dentro, ma soprattutto riuscire a portare dentro casa l’ambiente circostante!

Sul suo sito internet www.adulondon.it, si legge che la fonte di ispirazione sono i suoi clienti. Che vuol dire?

Il bravo Architetto, secondo me, è quello che traduce in idee progettuali i sogni delle persone che lo chiamano. La progettazione, quindi, sarà incentrata sul rispecchiare e rappresentare la committenza che a sua volta dovrà poter essere orgogliosa del risultato. Un’abitazione, viene fatta non per l’ego dell’Architetto, ma per la soddisfazione di chi ci vivrà.

È anche Sommelier,  Musicista, ha scritto anche due libri: che c’entra?

Più cose si sanno, meglio è!

Ringraziamo l’architetto Ulivagnoli per ….. il caldo caminetto, il vino rosso … che era veramente ottimo… ma sopratutto per l’ottima e “costruttiva” conversazione.

Stefano Scibilia

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