L’Italia dei Diritti denuncia mala gestione Ama su raccolta rifiuti nel Centro Storico

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Roma – Sono giunte numerose segnalazioni all’Italia dei Diritti, di cittadini del I Municipio – Roma Centro Storico, che lamentavano la mala gestione della raccolta rifiuti nel loro quartiere. L’Ama, da quanto riportano i residenti, nonostante le numerose lamentele telefoniche, non effettuerebbe il ritiro porta a porta dell’umido e del materiale non riciclabile. Il passaggio dei netturbini per ogni casa, già sgradevolmente mattiniero, stando al monitoraggio dei cittadini, non sarebbe avvenuto regolarmente. Gli utenti riferiscono di interi fine settimana con spazzatura accumulata nelle loro abitazioni. Una vera odissea per quanti vengono costretti a vivere per giorni e giorni con i sacchetti pieni di materiale deperibile che ammuffisce, genera cattivo odore e causa la presenza di roditori. “La situazione è grave – analizza Emiliano Varanini responsabile per il I Municipio dell’Italia dei Diritti – , tuttavia va ricordato che, proprio in poche aree del Centro Storico, è stata sperimentata la prima raccolta differenziata nella città. I problemi, purtroppo, sono noti e fanno emergere, pur in un quadro di trend positivo rispetto alla situazione napoletana, ampi margini di miglioramento delle attuali inefficienze che, se protratte nel tempo, potrebbero portare inevitabilmente al fallimento dello sperimentato, positivo, progetto di raccolta differenziata. Non si tratta cioè – prosegue l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – di difetti strutturali ma di prestare maggiore attenzione nell’esecuzione degli impegni già presi nei confronti del Comune, cosa che qui, per l’Italia come sistema, viene difficile, in tutti quei settori nuovi come quelli dei servizi pubblici o privatizzati della raccolta separata. La differenza è fatta dall’attenzione nello svolgimento, dalla cura dei singoli dettagli”.

Gli abitanti delle vie centrali capitoline, segnalano di essere costretti a supplire alle inadempienze dell’Ama, svolgendo loro il lavoro che spetterebbe agli operatori ecologici. Un pubblico servizio assente, per il cui svolgimento l’azienda viene pagata e sul quale i cittadini versano regolarmente le tasse. “Il modello San Francisco – prosegue Varanini – , che il comune di Roma intende perseguire, con l’assunzione in qualità di consulente, del responsabile dei servizi svolti in quella città americana, rappresenta ad oggi, per l’amministrazione capitolina, un obiettivo araba fenice. Poiché nella città statunitense, virtuosa per il servizio rifiuti, la raccolta differenziata si coniuga con politiche comunali di riutilizzo e di riduzione della produzione del pattume, attualmente fuori dalla sola politica di differenziazione della raccolta a Roma, la quale, senza un programma culturale di totale elaborazione del rapporto cittadino – azienda rifiutirimarranno lettera morta. Non è infatti un’idea del tutto malsana – conclude il responsabile del I Municipo – , quella di poter ritenere in futuro responsabili della spazzatura e della loro raccolta non solo i cittadini che pagano le tasse, ma anche le aziende che la producono. In quel caso si avrebbero i risultati sperati, perché le società, per risparmiare i costi, farebbero pressione sul comune affinché proceda con l’attivazione e la diffusione di una cultura diversa dell’uso, che farebbe diminuire le inutilità. Un esempio pratico: sostituire le bottiglie in plastica dei detersivi nei supermercati con un dosatore

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