Il padre della psicoanalisi va annoverato tra le figure più importanti del secolo scorso. Sono celebri i suoi studi, che hanno cambiato il mondo, e molto si sa perfino della sua vita privata. Tuttavia soltanto in pochi sono a conoscenza della storia che viene raccontata in queste pagine. Quando Vienna fu occupata dalle truppe naziste, a Freud fu concessa la possibilità di fuggire all’estero nonostante le sue origini ebraiche. Questa opportunità fu allargata anche a una cerchia ristretta di persone, in cui Freud inserì la moglie, i figli, la cognata, le assistenti e addirittura il proprio medico personale con la sua famiglia. Al contrario Marie, Rosa, Pauline e Adolfine, le sue quattro sorelle più anziane, rimasero escluse dalla lista di persone che Freud volle al suo fianco al momento dell’espatrio e finirono così in un campo di concentramento in attesa di un ineluttabile destino. È proprio la sorella Adolfine a ripercorrere in queste pagine l’infanzia viennese a cavallo tra Ottocento e Novecento e il rapporto con il fratello, un legame fortissimo che finì tragicamente con lo spezzarsi.
“La sorella di Freud”, di Goce Smilevski (Ed. Guanda, trad. di Davide Fanciullo, pp. 336, euro 18,00).