La filosofia di Lost

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Un luogo tra la vita e la morte, tra fiction e realtà. Questo è “Lost”: ciò che si trova alle radici stesse del domandare. Perché l’Isola non dà risposte, non possiede la verità. Piuttosto, ne incarna l’enigma. E lo fa con una narrazione al contempo complessa e popolare, sfruttando i canali aperti dalla transmedialità, dilatando all’infinito l’orizzonte della partecipazione. La serie tv creata da J.J. Abrams e Damon Lindelof è a tal punto legata alla filosofia che alla filosofia non restano che due scelte. Spiare da dietro il buco della serratura il dispiegarsi di quello che è, a tutti gli effetti, un mondo. Oppure accantonare ogni falso pudore, ed esplorare l’Isola. Simone Regazzoni sceglie questa seconda via, e s’imbarca a bordo del volo 815 col preciso intento di precipitare insieme a Jack, John, Kate, Hurley, Sayid, Sawyer. E a tutti i fan della serie. Accampato sulla spiaggia o perso nella foresta, l’autore apre botole, progetta mappe, sfida mostri e ridicolizza pregiudizi. Naufrago tra i naufraghi, decide di far abitare al discorso filosofico lo spazio dell’erranza. Qualcuno, certo, storcerà il naso. Ci vuole tempo per sentirsi perduti. L’Isola ce l’ha. La filosofia anche.
“La filosofia di Lost”, di Simone Regazzoni (Ed. Ponte alle Grazie, pp. 168, euro 12,00).

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1 Commento

  1. Il 13 giugno, a Marina di Massa, in Versilia, presentiamo il libro “La filosofia di Lost”, con Simone Regazzoni.
    Maggiori informazioni alla mia URL o su Facebook nell’apposito gruppo.

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