Fra deficit e posti di lavoro

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Washington – Prima che lo stimolo per l’economia fosse firmato dal presidente Barack Obama nel mese di febbraio di quest’anno, l’economista Paul Krugman aveva scritto nelle pagine del New York Times che i 787 miliardi di dollari nella nuova legge erano insufficienti. Krugman, professore alla Princeton University e vincitore del Premio Nobel per l’economia nel 2008, aveva ragione.
Nonostante alcuni bagliori della ripresa economica come dimostra anche l’ascesa di Wall Street, il numero dei disoccupati continua ad aumentare. Secondo il Bureau of Labor Statistics (l’ISTAT) sedici milioni di americani erano disoccupati nel mese di ottobre e tre milioni  e mezzo di posti di lavoro sono svaniti dal mese di gennaio quando Obama fu inaugurato.
I fondi inclusi nello stimolo hanno aiutato ma non in modo sufficiente. Il Congresso dunque si sta preparando ad approvare una nuova legge che si concentrerebbe a creare nuovi posti di lavoro e cercherebbe anche di mantenere i posti di lavoro precari.
C’è fretta di creare occupazione e si sta pensando a progetti  per costruire strade che si tradurrebbero in nuovi impieghi immediati. Inoltre, si cercherebbe di fornire prestiti a piccole aziende come pure incentivare le ditte di stimolare l’industria manifatturiera negli Stati Uniti e persino di pagare una parte dello stipendio di lavoratori in pericolo di essere licenziati.
Da dove verranno i soldi? Un’idea sarebbe di utilizzare fondi non spesi dal salvataggio a Wall Street. Un’altra imporrebbe una tassa di 25 centesimi a tutte le transazioni in borsa.
La preoccupazione verte naturalmente sui possibili aumenti al deficit come affermano membri del Partito Repubblicano. Il GOP inoltre rivendica la posizione contraria allo stimolo dicendo che non ha recato i benefici promessi. Spendere altri soldi per un programma che non ha funzionato sarebbe solo allargare la ferita.
Il deficit disturba i repubblicani adesso che non sono al governo. Quando controllavano sia le due Camere che la Casa Bianca il deficit gli importava ben poco. Se i democratici hanno la reputazione di “tax and spend” (tassa e spendi), i repubblicani ne hanno una peggiore di spendi e taglia le tasse che non fa altro che aumentare il deficit.
Per i repubblicani la risposta allo stimolo economico è la solita storia di ridurre le tasse. L’idea di prestarsi soldi per investire in posti di lavoro però ha merito dato che ciò stimolerebbe l’economia specialmente perché i soldi saranno spesi in America. In effetti, sarebbe un investimento. Se invece i prestiti saranno usati per una guerra non necessaria come quella in Iraq allora si tratta di null’altro che sprechi.
Per l’americano medio l’idea del deficit vuol dire ben poco. Scegliendo fra un aumento al deficit ed un posto di lavoro sarebbe ben facile per i disoccupati. Ma anche quelli che sono già impiegati riceverebbero benefici dai nuovi posti di lavoro. La ridotta preoccupazione di perdere il lavoro li incoraggerebbe a spendere di più stimolando in tal modo l’economia.
Negli ultimi mesi la Camera ed il Senato hanno fatto molti progressi sulla riforma sanitaria. Il Senato fra breve inizierà il dibattito sulla questione e si spera che la riforma divenga legge. Secondo il non-partisan Congressional Budget Office, il disegno di legge del Senato sulla riforma sanitaria ridurrebbe il deficit di 130 miliardi di dollari in dieci anni.
L’altra patata bollente per l’amministrazione di Obama è ovviamente la guerra in Afghanistan. L’aumento delle truppe americane nella nazione asiatica richiederà altri sforzi umani ma anche economici che alcuni democratici vorrebbero risolvere mediante una tassa speciale.
L’economia rimane però l’altro punto cardine per il Paese ma anche per la politica in vista delle elezioni di mid-term che non sono tanto lontane. Una ripresa economica vibrante con progressi significativi sulla creazione di nuovi posti di lavoro aiuterebbe in modo notevole Obama ed i democratici.

Domenico Maceri

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