L’economia: la radice dello scontento in Massachusetts

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Boston – Nell’elezione presidenziale del 1992 George Bush padre era considerato quasi invincibile a causa della fine della guerra fredda e soprattutto per l’esito soddisfacente della guerra del Golfo.  James Carville, stratega del candidato democratico Bill Clinton, si rese conto che per sconfiggere Bush bisognava concentrarsi sull’economia. “It’s the economy, stupid” divenne una frase famosa e si convertì in uno slogan della campagna democratica che aprì le porte della Casa Bianca a Clinton.
L’ira degli elettori del Massachusetts che ha permesso a Scott Brown di vincere il seggio al Senato è legata anche all’incertezza economica. Ecco come il governatore Deval Patrick ha spiegato la sconfitta di Martha Coakley che naturalmente si traduce anche se indirettamente in una sconfitta per Obama ma con un impatto significativo.
Si potrebbe esagerare ovviamente dicendo che votando per Brown gli elettori del Massachusetts hanno votato contro Obama e la sua politica. Questo ragionamento non centrerebbe il bersaglio. Come ha rilevato il governatore della Pennsylvania Edward Rendell, si trattava di un’elezione speciale con dinamiche atipiche.
Senza dubbio l’effetto pratico della perdita della supermaggioranza al Senato costerà ai democratici dato che darà ai repubblicani il quarantunesimo voto necessario per imporre il loro filibustering, l’opposizione ad oltranza.
Come ha detto Obama dopo l’elezione del Massachusetts, gli elettori hanno dimostrato la loro ira verso la politica attuale, quella stessa ira che gli aprì le porte della Casa Bianca. Ma l’ira degli elettori americani l’anno scorso e quella dell’elezione speciale del Massachusetts hanno le radici nel continuo peggiorare dell’economia.
Le obiezioni principali del Partito Repubblicano alla riforma sanitaria, per esempio, si sono basate sul costo che secondo il Gop, farebbe aumentare notevolmente al deficit federale. Per gli elettori però il deficit non significa molto. Ciò che influisce di più è il fatto che la disoccupazione è continuata ad aumentare come pure l’incertezza di perdere il lavoro per coloro che ancora lo possiedono. Secondo un sondaggio nazionale, il quarantanove per cento degli americani considera l’economia il problema principale mentre la riforma sanitaria e il deficit si trovano al secondo posto ricevendo solo il venti per cento dei consensi ciascuno. Un sondaggio del giorno prima dell’elezione in Massachusetts ha rilevato che il settantanove per cento favoriva un candidato che si concentrasse sull’economia.
Considerando le nubi economiche, dunque, la politica attivista di Obama sembra troppo rischiosa per gli elettori indipendenti i quali sono sempre decisivi perché a volte votano per i democratici mentre in altri casi scelgono il Gop.
A poco serve il ragionamento logico di Obama che la riforma sanitaria aiuterebbe a risparmiare soldi e allo stesso tempo aiuterebbe l’economia. Lo stimolo approvato l’anno scorso non ha ancora dato i suoi frutti anche se Wall Street ha senza dubbio avuto uno dei suoi migliori anni. Il Dow Jones, per esempio, è aumentato del venticinque per cento da quando Obama è entrato alla Casa Bianca.
Gli economisti spiegano il mancato aumento dei posti di lavoro con il fatto che le ditte continuano a spingere i loro lavoratori a produrre di più e per questo non assumono nuovi impiegati. Si crede che la creazione di nuovi posti di lavoro dovrebbe incominciare fra non molto. Qualche nota positiva si è già vista.
Nonostante i quarantamila posti di lavoro persi l’anno scorso dall’industria automobilistica, all’inizio di quest’anno si assumeranno cinquemila lavoratori. Pochi ovviamente, ma indicano che la ripresa comincia a farsi sentire. Alcuni economisti credono che l’economia crescerà del quattro per cento quest’anno, cifra simile alle riprese economiche durante le recessioni degli anni ’70 e ‘80.
Per vincere elezioni a volte basta concentrarsi sui problemi del governo in carica e promettere cambiamenti. Gli elettori sono impazienti e non capiscono che i problemi economici dell’America sono in parte legati all’economia mondiale e hanno radici repubblicane dopo gli 8 anni della politica disastrosa di George Bush.
Obama non ha insistito abbastanza sul disastro economico ereditato dal suo predecessore come aveva fatto invece Ronald Reagan nel suo primo mandato spiegando la lenta ripresa economica negli anni ’80 come problema creato da Jimmy Carter.
Bisogna approvare la riforma sanitaria in fretta e poi concentrarsi sui “posti di lavoro esclusivamente”. Ecco cos’ha detto il senatore Robert Casey, democratico della Pennsylvania, subito dopo l’esito dell’elezione in Massachusetts. Obama farebbe bene ad ascoltarlo. In caso contrario sarebbe l’inquilino della Casa Bianca a essere “licenziato” nelle elezioni del 2012.

Domenico Maceri

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