L’astensione al voto: l’antidemocrazia americana

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Washington – La venticiquenne assistente nel laboratorio di lingue alla mia scuola non ha mai votato in vita sua. Meg Whitman, cinquantaquattro anni, l’ultraricca candidata repubblicana a governatore della California, ha anche lei votato solo sporadicamente. La prima non aveva mai visto la necessità di votare. La seconda ha dichiarato di non essere orgogliosa della sua mancanza ma lo ha spiegato dicendo che era stata occupata con il lavoro e la famiglia.
Nessuno dei due casi è atipico. Spesso una buona fetta dell’elettorato americano non si presenta alle urne. Le cifre di assenteismo non sono insignificanti. L’astensione  si aggira spesso sul cinquanta per cento. Una delle più basse astensioni è avvenuta nell’elezione presidenziale del 1960 quando il sessantadue percento degli americani si presentò alle urne. Nell’elezione presidenziale del 1996 solo il 49% partecipò.
Le cifre nelle elezioni di midterm sono sempre più basse perché l’assenza di candidati presidenziali attira meno partecipanti. In questo tipo di elezione l’assenteismo arriva e spesso oltrepassa il sessanta percento. Nell’ultima elezione di questo tipo avvenuta nel 2006 solo il trentacinque percento ha partecipato.
Chi guadagna quando la gente non vota? In linea generale il Partito Repubblicano ottiene grossi vantaggi perché i poveri e meno abbienti quando votano scelgono il Partito Democratico. Ecco come si spiega il fatto che il Gop cerca sempre di spingere per rendere il voto più complesso e difficile. Ciò avviene in parte creando ostacoli alla pertecipazione al voto. Spesso le contee che sono responsabili per condurre le elezioni non spendono abbasanza soldi per il materiale e gli strumenti necessari. Non è atipico dovere affrontare lunghe file nelle contee con poche risorse oppure utilizzare delle macchine elettorali vecchie che causano problemi al conteggio.
Perché non vota la gente? Una risposta all’apatia è che le elezioni non hanno valore e che nulla cambierà dato che i politici sono tutti bugiardi e corrotti. Questo è infatti il messaggio del Partito Repubblicano che non fa altro che parlare di meno governo perché l’iniziativa privata sa fare tutto meglio dei burocrati. Nonostante questo messagio gli elettori di fede repubblicana partecipano in numeri più alti degli elettori che tendono verso il Partito Democratico.
Non era sempre così.  Fino agli anni 60 molta più gente votava per il fatto che esisteva un grande divario fra i ricchi e i poveri che in un certo senso si ridusse con i programmi sociali del New Deal di Franklin  Roosevelt e la Great Society di Lyndon Johnson del 1964. L’azione del governo con spinte principalmente del Partito Democratico a beneficio dei cittadini ha avuto l’effetto contrario alla partecipazione al voto.
Una volta ridotta l’importanza della questione economica che spingeva molti a votare, le questioni importanti divennero di natura ideologica come i diritti dei gruppi minoritari, la religione, la definizione della famiglia, i gay, ecc. Sono queste delle tematiche che in grande misura hanno attirato elettori repubblicani alle urne.
Nell’ultima elezione presidenziale i giovani ed i gruppi minoritari si sono presentati alle urne in massa ispirati in grande misura dal carisma di Barack Obama. Nell’elezione di midterm di quest’anno del 2 novembre si prevede un forte calo. Si tratta di una situazione triste perché la vittoria repubblicana di una o ambedue le camere continuerebbe a legare le mani dell’agenda legislativa di Obama. Spianerebbe il ritorno di una conquista della Casa Bianca al Partito Repubblicano.
La mancanza di votare si nota però in modo significativo nelle situazioni locali. Nella California del Sud, la cittadina di Bell, non lontano da Los Angeles, è stata fonte di problemi per i cittadini. La giunta comunale di Bell era riuscita mediante elezioni speciali a farsi percepire salari stratosferici. Eventualmente tutto è venuto a galla. Si è saputo che in una di queste elezioni solo il 2% dei cittadini aveva votato. Alla fine, la responsabilità per i governanti è dovuta alla partecipazione o mancanza di essa da parte degli elettori. Il voto non è solo un diritto ma anche un dovere che ci protegge dalla possibile tirannia dei nostri eletti.

Domenico Maceri

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