Il dossier segreto che svela il sistema olandese

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Gli intrecci tra politica e affari in un documento riservato messo a punto durante lo scontro per la sede dell’EmaLe porte girevoli tra istituzioni e multinazionali scandiscono l’ascesa degli uomini che governano lo Stato il volto NASCOSTO DEI PAESI BASSI
Il dossier segreto che svela il sistema olandese

Tangenti, conflitti di interesse, rapporti incestuosi tra imprenditori e politici, spartizioni e affari opachi. Sembrano le immagini sgranate dell’Italia di Mani pulite, quella del 1992, e invece è l’Olanda di oggi.
La fotografia riaffiora da un rapporto riservato di una società di intelligence rimasto finora segreto e di cui Il Sole 24 Ore ha copia.
Il dossier fa a pezzi l’immagine dell’Olanda paese rigorista, modello di economia di mercato, immune da corruzione e malaffare e spalanca le porte a uno scenario del tutto diverso e, soprattutto, finora sconosciuto. Dove gli intrecci nebulosi tra economia e politica sono cementati da interessi e rapporti personali, che camminano a braccetto sul tappeto rosso steso alle multinazionali.
Un’immagine ben diversa, dunque, da quella che gli olandesi presentano nei vertici europei incarnando la figura dei rigoristi dei conti pubblici. La leggenda narra che quando gli ambasciatori dei paesi della Ue si passano di mano il testimone, raccomandano al successore di sedere in silenzio alle assise pubbliche alle quali prendono parte. Attendere il momento della delibera, guardare il collega olandese e poi votare esattamente il contrario. Questo non vale per la Germania, Ungheria e Lussemburgo, quasi sempre fedeli compagni di strada dei Paesi Bassi nell’Unione europea.

Il dossier riservato

Facciamo un passo indietro. Nella primavera di due anni fa l’Olanda si ritrova al centro delle polemiche dopo aver vinto la gara per ospitare la nuova sede dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, che deve traslocare da Londra per via della Brexit. L’Italia – che aveva candidato Milano – viene sconfitta grazie a un sorteggio che premia l’Olanda, dopo che nella terza votazione Milano e Amsterdam hanno ricevuto lo stesso numero di preferenze.
I giochi sono fatti. Ma presto si scopre che l’Olanda ha presentato un piano irrealizzabile sulle sedi provvisorie che dovrebbero ospitare l’Ema in vista della costruzione dell’edificio definitivo. Il progetto, infatti, viene modificato subito dopo l’aggiudicazione della gara perché i palazzi non sono adatti a ospitare l’Agenzia. Si scatenano subito una serie di ricorsi amministrativi e giudiziari nelle diverse sedi europee, che però non riusciranno a bloccare l’aggiudicazione.
È in quel periodo che a una società europea di intelligence viene commissionata la realizzazione di un rapporto per capire cosa si muove sotto la superficie delle decisioni politiche assunte dal governo olandese di Mark Rutte, il rigorista che oggi si oppone all’emissione di titoli europei per contrastare lo shock economico provocato dal coronavirus.
Gli investigatori incaricati di redigere il rapporto si spostano lungo l’asse Amsterdam-Bruxelles e parlano riservatamente con decine di interlocutori e gole profonde all’interno delle istituzioni e del mondo governativo olandese. Appuntano scrupolosamente le loro risposte e scrivono il dossier.

Tangenti e conflitti d’interesse

Il rapporto riservato si focalizza sulla gara per la costruzione della nuova sede dell’Ema vinta dalla Dura Vermeer, il più antico gruppo imprenditoriale oggi esistente in Olanda, creato nel 1855. Nel dopoguerra la società ha di fatto guidato la ricostruzione del paese ed è diventata un centro di interesse importante nell’economia e nella società olandese. L’appalto vinto per il nuovo edificio ha un valore di oltre 250 milioni di euro ma alla gara partecipano solo due imprese. La seconda, per giunta, si ritira nel mese di febbraio, ufficialmente per i tempi troppo stretti previsti per la costruzione dei 19 piani della torre.
Il dossier allarga lo sguardo ai rapporti tra economia e politica, in un paese dove le multinazionali hanno un peso che non ha pari nell’Unione europea e dove le porte girevoli tra i due mondi sono all’ordine del giorno alimentando il rischio di conflitti di interesse giganteschi.
Dalle multinazionali arrivano, per esempio, il premier Mark Rutte e il ministro delle Finanze, Wopke Hoekstra. E forse non è un caso.
Rutte, dopo la laurea nel 1992, entra nella multinazionale anglo-olandese Unilever, dove lavora nelle risorse umane e nella formazione del personale. Nel 1997 diventa responsabile del personale della Van den Bergh Nederland, che produce prodotti con il marchio Calvé. Nel 2002 viene nominato direttore delle risorse umane di una consociata di Unilever che produce snack e merendine, la Iglomora. Dalla maionese e dagli snack, Rutte ha poi fatto il salto verso la politica.
Hoekstra, invece, ha iniziato nel gruppo petrolifero Shell, dove ha lavorato a Berlino, Amburgo e Rotterdam prima di entrare nella McKinsey e abbracciare infine la carriera politica.

La lobby segreta

Come ha documentato un’inchiesta di Fiume di denaro, esiste da tempo in Olanda una lobby invisibile, di cui fanno parte la Shell e altri colossi come Unilever e Philips ma nella quale siederebbero in pianta stabile membri del Governo.
L’Abdup (così si chiama la lobby) si incontra almeno due volte all’anno nel lussuoso Hotel des Indes, un albergo a cinque stelle nel centro dell’Aja. Gli incontri semestrali vengono celebrati con una cena.
Una volta all’anno l’incontro è con i direttori nazionali delle multinazionali e i loro consulenti legali mentre il secondo è la cosiddetta riunione dei presidenti, alla quale partecipano anche amministratori delegati e terze parti come ad esempio i membri del gabinetto governativo. Quando è presente un segretario di Stato, un ministro o il primo ministro, tre questioni politiche vengono discusse in modo altamente strutturato per un’ora e mezza. Il membro del gabinetto tiene una presentazione di dieci minuti su ciascun tema, seguita da venti minuti di consultazione e dibattito.
Sia Mark Rutte sia il suo ex ministro dell’Economia Maxime Verhagen hanno aderito agli incontri nel 2011. L’ex presidente dell’Eurogruppo ed ex ministro delle Finanze, Jeroen Dijsselbloem, nel 2016 mentre l’ex ministro delle Finanze Jan-Kees de Jager (che dopo aver abbandonato la politica è stato Cfo della compagnia telefonica Kpn) nel 2007. Governo e club delle lobby discutono di questioni politiche che riguardano le multinazionali, dalla tassazione dei dividendi alla sostenibilità ambientale.

Il volto nascosto

Ma torniamo al rapporto riservato e leggiamone le parole. Il volto nascosto dei Paesi Bassi lo descrive R.O., un dirigente del ministero degli Affari generali dell’Aja avvicinato dagli investigatori in cerca di informazioni. Ometteremo per scelta e per il rispetto dell’anonimato richiesto dalle fonti investigative – nomi e cognomi così come i riferimenti a imprese e organizzazioni governative olandesi. «Nei Paesi bassi – dice R.O. agli investigatori – la distanza tra i decisori politici e l’economia è praticamente inesistente».
H.M, architetto, per anni dirigente al comune di Amsterdam, torna indietro al 2004 per sottolineare come la corruzione in Olanda non sia soltanto una pratica di questi anni. Racconta dello scandalo che 16 anni prima ha coinvolto dipendenti pubblici e alcuni imprenditori edili di Amsterdam. «I magistrati hanno scoperto che, legate alla firma dei contratti di appalto, venivano pagate tangenti per circa l’1,5% del valore complessivo dei lavori. Le somme incassate erano così alte che i giudici scoprirono che qualcuno tra gli imprenditori aveva affittato un DC9 per portare amici e famiglie a visitare le regioni vinicole in vari paesi europei».
C’è da rabbrividire, invece, al racconto di T.T, legale in una importante authority olandese. Agli increduli investigatori, l’avvocato racconta «30 anni di pratiche illegali» (così le definisce) di una grande impresa dei Paesi Bassi.
Il legale si sofferma sulla figura di un imprenditore che «ha creato conti bancari speciali presso una banca per pagare politici corrotti e burocrati di alto livello. I conti – spiega l’avvocato – sono stati aperti a nome della società, ma singoli politici e manager di Stato hanno la possibilità di prelevare soldi utilizzando bancomat e li usano senza vergogna. Nella mia authority, quasi tutti sono stati corrotti negli ultimi 40 anni. E le personalità più pagate sono state elette nel consiglio di sorveglianza di alcune imprese».
In questa rete di corruzione tutti si difendono in una catena omertosa. «Il sistema è ancora in corso – conclude T.T. -. Si decide quale azienda vincerà quale offerta, secondo un certo bilanciamento, le cui regole sono ancora sconosciute, perché i pubblici ministeri non hanno mai cercato di scoprirlo».
Insomma, un manuale Cencelli all’ombra dei mulini a vento o, meglio, dei grattacieli in vetro e acciaio di Zuidas, il distretto finanziario di Amsterdam, sede di banche e multinazionali. Tutto il mondo è paese. Soprattutto l’Olanda.

Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi, da “Il Sole 24 Ore”

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