La battaglia del Prosecco. I produttori chiedono lo stop ai vigneti Docg dal primo agosto

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Si fa presto a dire Prosecco. Dietro allo spumante italiano, che nel 2014 ha superato lo champagne diventando il più venduto al mondo, si nasconde un universo con molte differenze e in continua crescita.

Aumenta la produzione, che ha raggiunto 600 milioni di bottiglie, crescono le esportazioni (+16% nel 2018). Ma la bollicina rischia di scoppiare e per difendersi dalle oscillazioni dei prezzi, le due Docg che rappresentano le colline storiche del prosecco corrono ai ripari, chiedendo alla Regione uno stop – a partire dal 1 agosto – all’iscrizione di nuovi vigneti nella denominazione garantita.

Gianpaolo Giacobbo, responsabile del Veneto per la guida Slow Wine, edita dall’associazione Slow Food, racconta a Euronews le difficoltà dei piccoli produttori:

“C’è una nuova generazione di produttori, proprio sulle colline del Valdobbiadene superiore, che sta facendo del suo meglio per fare un prodotto che poi magari non trova adeguata risposta sul mercato. A meno di non adottare politiche di abbassamento del prezzo, che però non sono giuste, perché non danno dignità né al lavoro né a quelle terre”.

Stop ai diserbanti

Altro impegno assunto dalla Docg Conegliano-Valdobbiadene, da quest’anno, è la messa al bando del glifosato sul territorio dei suoi 7 comuni. Un modo in più per marcare la differenza dalla produzione intensiva e meccanizzata che fa però la parte del leone. Su 100 bottiglie di prosecco che finiscono sul mercato, solo 16 arrivano dalla denominazione garantita.

Ancora Giacobbo: “Sull’onda di un successo commerciale innegabile ci si è fatti prendere un po’ la mano. La Doc del Prosecco è stata estesa fino quasi al mare e al Friuli Venezia Giulia. Questo tende a mettere sul mercato un mare magnum di prodotto, un’offerta amplissima, quasi uno tsunami di un prodotto che però rischia di perdere una sua vera identità”.

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