E’ Antonella Clerici la vera trionfatrice di Sanremo

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Perché dobbiamo stupirci per l’eccezionale ascolto che ha visto la sessantesima edizione del festival canoro più importante del nostro Paese? Sono state suonate e toccate tutte le corde, pur di arrivare a questo obiettivo: e se si sono messi in campo fattori di sicuro richiamo (sexy), è scontato (o almeno apparirebbe tale) il successo. Ma il lato positivo è costituito dalla conduttrice, Antonella Clerici, che a giudizio di mote è stata all’altezza delle aspettative; il che non è facile per tutte le sere consecutive e poi in diretta, senza un filo di registrazione. Da questo punto di vista è andata alla grande, ma noi che abbiamo quasi la stessa età del festival non abbiamo potuto esimerci da notare come il contenitore delle migliori canzoni d’Italia espresse nell’anno(o che tali dovrebbero essere) si sia fortemente americanizzato nell’aspetto della spettacolarità. Non ci sono ombre di dubbio, è fosse questo aspetto ha rotto la monotonia di sentire di seguito canzoni, canzoni, canzoni e musica, musica  musica. Si doveva intuire che le cose erano cambiate fin dalla prima sera con la performance della diva Dita Von Teese  con il suo celeberrimo spogliarello in una coppa di champagne (dove sta la novità dato che uno di questi numeri può essere visto anche sui motori di ricerca internet?) e le relative voci che si erano fatte a proposito del cachet della show girl (c’è chi parlava anche di 70/80 mila euro). Ci sono state poi le ballerine (del resto stupende) del Moulin Roug che hanno deliziato la platea in un’altra serata…e poi non ha mancato di stupire la platea nostra la soubrette del varietà casareccio, Lorella Cuccarini che si è esibita sul palco nuda coperta solo da una enorme chitarra. Insomma perché stupirsi se il festival ha fato centro negli ascolti. Ancora gli ingredienti ritenuti fondamentali per attirare lo spettatore (che in questo caso è maschio) a seguire le scorribande di artisti che si accapiglia novo per i primissimo posti, per vedere per la prima volta i maestri d’orchestra che gettavano sul palco gli spartiti in segno di protesta (quando mai nella mia storia personale ho assistito a un simile evento, già intuendo che fine faranno questi validi professori, dato che hanno dato una così deludente rappresentanza della loro maestria), o sentire fischi clamorosi al commissario della nazionale di calcio che si era presentato non certo per cantare ma per perorare la causa di una canzone che niente meno era affidata a un principe Savoia.

Certo ce n’è e n avanza perché questo festival passi alla storia della canzonetta italiana e in quella della televisione. C’è una ripresa? Si è avuto uno scossone per rimuovere i soloni dai loro scranni? Mi pare che ancora sia presto per poter dire se l’edizione che si è appena conclusa ha sortito un simile effetto. Aspettiamo e vedremo. Solo mi sorge una domanda: con tutte queste energie messe a disposizione del festival, tutte queste risorse della televisioni italiana e i soldi che sono stati investiti per rendere migliore lo spettacolo. Si poteva fare qualcosa di meglio e di diverso?.Ogni anno, alla fine, noi spettatori di dodicesima fila diciamo più o meno l stesse cose, chiedendo e implorando sconvolgimenti, e  ogni anno, irrimediabilmente ci troviamo sempre alle solite conclusione, con un pizzico di amarognolo in bocca, lo stesso lasciato da un caffè consumato di fretta a un bar sotto casa, un senso di caducità delle cose umane e la misura che il tempo attraverso il nostro corpo e si pensa che il prossimo sia il migliore, il migliore spettacolo è quello che dovrà avvenire. E’ sempre così: non si pensa, forse, che la formula è quella che deve essere cambiata; si potrebbe abbozzare un tentativo correndo anche il rischio che un’edizione faccia pure flop. Penso che gli organizzatori potrebbero anche tentare un esperimento del genere. Rischio calcolato.

Ma poi sarà lo stesso u successo? Tanti soldi investiti riprodurranno soldi in termini di ritorno di immagine? In vendite discografiche (mentre mi pare che il mondo dei giovani viaggi in tutt’altre direzioni che quella dei dischi), in popolarità dei protagonisti? In pubblicità? Agli scettici che mi stanno leggendo dico: per fortuna è finito Sanremo che ci ha incollati alo schermo; ma una volta tanto cerchiamo di uscire dal ruolo di spettatori di pacchetto di spettacolo convenzionati e proponiamo la nostra creatività di italioti pensanti. A coloro che invece amano Sanremo dico: non abbattetevi se è calato il sipario; tra non molto si comincerà a lavorare per la prossima edizione. Ai più critici che hanno sempre gridato perché la televisione italiana si sia “innamorata” di questo festival trascurando altre iniziative canore della penisola e non solo dico: non disperate verrà anche per gli esclusi il momento di gloria. Oggi è il trionfo della Clerici

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