La dignità dei docenti calpestata, il lavoro inteso non come diritto ma come concessione del Sovrano

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La notizia più clamorosa della settimana l’ho letta sulle colonne del Tirreno, il quotidiano che si stampa a Livorno. Secondo il foglio labronico è annunciata per domani una contestazione “sui generis” dei precari della scuola: terminati gli scrutini delle terze classi, i prof. in attesa di passare di ruolo inforcheranno guanti e porteranno secchi d’acqua e spugne per pulire i vetri dell’istituto. Una provocazione, che suona come l’ennesima protesta nei confronti di chi la scuola la dirige e ne determina compiti, ruoli e fortuna. I prof. non fermano gli scrutini (perché in questo caso andrebbero a calpestare un diritto sacrosanto degli studenti che si accingono a superare gli esami di licenza media) pur potendolo fare, ma insceneranno questa “commediuccia dell’arte” che ha un sapore critico molto più profondo di quanto possa sembrare.

E mi stupisco che i governi della Repubblica che si sono succeduti a Montecitorio (quindi sia di Destra, sia di Sinistra), quando si tratta di prendere in considerazione il mondo della scuola, pur riconoscendole l’alto valore di educazione e formazione dei cosiddetti futuri cittadini dello Stato, al momento in cui occorre avviare provvedimenti di sostegno all’istituzione scolastica, si dimenticano delle belle parole pronunciate e se c’è da tagliare tagliano, pur di far quadrare i conti e ridurre la spesa dello Stato.

Ma come? non era un’istituzione importante per la nostra società e soprattutto non bisogna favorire la scuola pubblica? Evidentemente qualcosa non funziona. Il ragionamento s’inceppa e diventa assai difficile seguirlo nei suoi passaggi successivi. Allora, tanto per rinverdire il quadro generale, ecco in che cosa consiste la manovra del governo sulla scuola, stando a quanto pubblica Daniele Checchi.

Gli interventi riguardano soprattutto tre settori: 1) il blocco degli automatismi stipendiali, attraverso una sospensione della maturazione dell’anzianità necessaria alla posizione economica superiore (maturabile in sei anni.) Viene stimato che questo intervento possa produrre un risparmio di circa 320 milioni di euro annui, a decrescere nell’arco dei prossimi decenni.

2) il blocco della tornata contrattuale per il triennio 2010-12, come per gli altri comparti della pubblica amministrazione, e il trasferimento delle stesse risorse al ripianamento della situazione debitoria delle scuole e al finanziamento delle supplenze brevi. Tuttavia questo intervento è particolarmente doloroso per il settore, in quanto le risorse per la “promozione degli insegnanti meritevoli” (così il Ministro dell’Istruzione aveva annunciato in merito alla destinazione di queste risorse) erano state già accumulate (nell’ordine di un 1.400.000 euro) grazie alla “restituzione” al settore di un terzo dei risparmi attuati attraverso i tagli di organico previsti dalla finanziaria per il 2008 (articolo 64, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133).

Si configurerebbe insomma un “tradimento” nei confronti del personale della scuola: prima viene richiesto loro di accettare una riduzione degli organici di circa il 10% della dotazione, con il conseguente aumento dei carichi di lavoro e i disagi connessi alla difficoltà di far fronte alle carenze con supplenti, in cambio della promessa di maggiori risorse stipendiali per gli insegnanti più virtuosi.

Poi si stornano le stesse risorse a coprire i maggiori costi creati dalla riduzione degli organici, a fronte della mancata copertura ministeriale dei debiti delle scuole (situazione che ha indotto molti dirigenti scolastici a rivolgersi alle famiglie con varie modalità, chiedendo di contribuire alla copertura dei costi stessi). Questo intervento non ha ovviamente impatto in termini di risorse risparmiate, perché si tratta di riallocazione di fondi.

3) la manovra interviene infine su un punto controverso relativo alle dotazioni di organico d’insegnanti di sostegno. Adesso la definizione di disabilità, del grado d’intensità della stessa e il numero di ore di sostegno scolastico necessario per ciascun alunno è demandato alle Asl, mentre compete alle direzioni scolastiche regionali individuare le risorse necessarie per fronteggiare queste esigenze. La mancanza di norme nazionali di riferimento sulla disabilità, accompagnate dall’assenza di vincoli di bilancio da parte delle Asl in riferimento alle dotazioni di organico di un altro comparto, ha creato una situazione di forte squilibrio territoriale sia nell’intensità della presenza di disabili (nell’ultima pubblicazione reperibile sul sito del Ministero dell’Istruzione.

Questo, in estrema sintesi, può essere considerato come l’ultimo atto che viene perpetrato da l’organizzazione che si governa la nostra Repubblica il cui obiettivo precipuo è quello di far sentire le classi cosiddette subalterne in continuo stato di precarietà, svuotate della loro dignità, dei loro valori, mentre a fare la parte del leone sono altri principi, altre motivazioni che di certo (continuate a perpetrarle) non faranno andare lontano il nostro Paese.

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1 Commento

  1. I tagli indiscriminati nella pubblica istruzione hanno fatto cassa? Su 42.000 cattedre in meno ammortizzate dai 40.000 pensionamenti i licenziamenti sarebbero dovuti ammontare solo a 2.000, tutti coperti dal c.d. “decreto salvaprecari”. La realtà è diversa: a perdere cattedra sono stati 44.000 docenti, quasi tutti non coperti dal decreto. Ma chi sono questi docenti esclusi dal “salvaprecari”? Sono quelli di terza fascia delle graduatorie d’istituto, privi di abilitazione all’insegnamento, requisito non indispensabile per insegnare ma essenziale per la assunzione in ruolo. Questi precari sono stati nominati dai presidi da graduatorie Ministeriali di terza fascia, solo dopo esaurimento di quelle di prima fascia; hanno svolto per anni insegnamento identico ai colleghi abilitati. I motivi per cui non si sono abilitati sono per lo più dovuti all’alto costo dei corsi abilitanti e agli obblighi di frequenza imposti. Dall’anno scolastico 2009/10 il DM 42/09 ha dato la possibilità ai soli docenti abilitati di fare domanda di insegnamento in tre province in coda alle graduatorie di prima fascia (degli abilitati) ma sempre davanti a quelle di terza fascia.
    I non abilitati sono quindi scavalcati da chi, pur abilitato, risulta sprovvisto di esperienza e quindi non avrebbe diritto all’indennità di disoccupazione. Con questo metodo, per almeno 40.000 docenti precari di terza fascia, rimasti senza supplenza, i sussidi di disoccupazione sono stati pagati per posti di lavoro in realtà esistenti. In pratica, per una supplenza nominata, si pagano due persone: il docente titolare della cattedra pagato dallo Stato e il docente perdente cattedra il cui sussidio di disoccupazione dura otto mesi, facilmente prolungato con il conferimento di qualche supplenza breve. Lo Stato ha operato forti tagli per risparmiare; invece non si è risparmiato, ma si è speso addirittura di più per dare meno risorse alla scuola!

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