Aspettando la prossima perturbazione, ecco come difenderci

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Non abbiamo bisogno di Halloween, per esorcizzare il dolore, la paura o il Male inteso in senso lato. L’ultima settimana con cui si è chiuso il mese, ce ne ha regalato due esempi da cui guardarci. Il primo la morte del campione Sic (Marco Simoncelli): così improvvisa, rapida (anche se nelle corse è da attendersi il fatto luttuoso da un momento all’altro, ma si pensa sempre che l’evento doloroso debba accadere fuori della nostra sfera ed escludere le persone che ci stanno vicino o che noi amiamo) e l’alluvione che si è abbattuto sulla Liguria e sulla Lunigiana.

Si dirà (tanto per farci coraggio): si tratta di circostanze prevedibili; si sa che chi sfreccia a trecento allora sulle piste del mondo con una moto, l’incidente può essere dietro l’angolo. Come pure abbiamo (purtroppo) imparato dalla storia recente che le piogge si abbattono sulla nostra costa con tanta e tale veemenza da riempire i fossi, da scaraventare negli alveoli di torrenti tonnellate e tonnellate di acqua. Si dirà che il preavviso della Protezione civile c’era già stato. Ma non si finisce mai di imparare, come quando ripetiamo che, quando si decide di costruirci una casa, la prima cosa ch si deve guardare è che essa sia al sicuro, lontano dai fossi e non sulla costa. Così si dice.

Non  bisogna neppure affidarci alla conclusione: vent’anni fa queste cose non succedevano. Adesso succedono, per cui bisogna correre ai ripari. Neppure scaricare le colpe su fantomatici responsabili del degrado e dell’attuale stato di cose. Il comune che ha dato l’autorizzazione, il governo che non ha provveduto, la Protezione Civile che non ha messo in guardia. Il fatto è accaduto e crediamo che simili episodi potranno accadere sulla nostra penisola. Come succede (o è successo) in occasioni di terremoti. Allora, senza aspettare che altri si muovano a venire verso di noi e aiutarci, possiamo fare delle azioni molto semplici noi stessi.

Intanto l’avviso: è attesa un’altra perturbazione di una certa consistenza per giovedì prossimo e allora ecco alcune regole da seguire, come ce le ricorda Luca Mercalli, oggi, sulla Stampa. Eccolo: “Dopo un primo avviso di attenzione bisogna informarsi costantemente sull’evoluzione meteorologica, e non fidarsi solo delle voci, ma ricorrere alle fonti ufficiali dei servizi meteo. Ogni Comune deve disporre di un piano di protezione civile e dovrebbe informare i cittadini sull’ubicazione dei rifugi, dei centri di raccolta e delle zone a rischio. Pretendete di conoscere queste cose quando si è tranquilli nelle giornate di sole, non in emergenza. Non bisogna farsi prendere dal panico: primo obiettivo è salvare la vita e non farsi male. Mai combattere con l’acqua e i detriti, sono più forti loro, vi travolgerebbero.

Un’automobile galleggia in poco più di 30 centimetri d’acqua e pesa oltre una tonnellata, vi spazza via come fuscelli se tentate di opporvi. Non entrate mai nell’acqua in movimento anche se vi sembra di conoscere la strada, meno che mai in un sottopassaggio allagato: negli ultimi sei anni ci sono state in Italia dieci vittime che potevano essere facilmente evitate. L’incidente peggiore a Prato nell’ottobre 2010 dove tre donne cinesi annegate. Il sottopassaggio è una trappola, sta solo a voi evitare di entrarci. Anche a piedi non si entra mai in acqua in movimento se è superiore a 20 centimetri. Non rimanete in locali bassi, garage, seminterrati, ma trasferitevi ai piani alti, eventualmente chiedendo ospitalità ai vicini. Se la casa è a rischio frana, trasferitevi in luogo sicuro. Preparate uno zainetto di sopravvivenza in luogo facile da raggiungere, pronti prenderlo con voi in caso di evacuazione: bottiglie d’acqua potabile, cibo conservabile, cambio biancheria e oggetti per igiene personale, fotocopia documenti, torcia elettrica, carta e penna, radio (molti telefonini l’hanno incorporata), medicine e pronto soccorso, stivali di gomma.

Poi pensate alla casa: spostate documenti e oggetti di valore da cantine e piani terra ai piani alti, parcheggiate le auto lontane da corsi d’acqua. Ma soprattutto, rimanete vigili: molti incidenti capitano perché nelle giornate a rischio facciamo di tutto per continuare a vivere come nei giorni normali, invece bisogna concentrarsi, ascoltare i rumori sospetti, osservare cosa accade nei fiumi, prepararsi materialmente e psicologicamente a salvarsi con le proprie forze senza aspettare aiuti improbabili: per definizione, un’emergenza è qualcosa nella quale nulla funziona e nessuno potrebbe aiutarvi”.

Il tutto per evitare che casi eccezionali si trasformino in morte per alcuni di noi.

 

 

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