Domani si paga l’Imu, ultima tassa per le famiglie degli Italiani

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Oggi più ricchi di domani. Domani molti Italiani saranno più poveri, visto che domani, lunedì 17, è l’ultimo giorno utile, per versare la tassa Imu. Un salasso per molte famiglie italiane che hanno pagato l’ultima rata delle tasse non più tardi di tre settimane fa. Un balzello con tutti i crismi della legalità, da pagare in virtù del fato che quest’anno si vive forse la più brutta crisi economica del dopoguerra non solo in Italia, ma in Europa e nel resto del mondo. Ma è proprio di questo che intendevo parlare.

E ho sottomano quello che succede nel mio Paese, l’Italia. Vi accorgete che qualcosa non va in campo della Democrazia, in funzione (o meglio) nel rispetto del popolo sovrano che dovrebbe –a conti fatti- presiedere a ogni forma  legislativa? Sta proprio avvenendo questo o, invece (come credo) il potere non appartiene al popolo (per cui di fatto non è più sovrano) ma esso sta altrove? E dove, per l’esattezza? In mano di chi? Basta osservare l’effetto di questa crisi economica mondiale per rendercene conto. Chi ha lasciato con le toppe al sedere (la piccola e media borghesia che aveva rappresentato finora il motore immobile dell’Italia e che aveva creato sviluppo e ricchezza), e invece chi con la crisi si è fatto ricco. Alludo alla casta che non è soltanto e unicamente politica, ma è superiore, al di sopra anche delle singole nazionalità, per cui non si può dire che essa appartenga alla bandiera statunitense o anglosassone o franco-germanica.  E’ un’istituzione universale (per rapire un concetto che sta tanto a cuore e che calza benissimo quando si parla della chiesa romana). E quanti profeti si sono alzati i questo periodo, ottenendo il risultato di confondere ulteriormente le acque, di imbarbarire il confronto dialettico democratico e fasciarsi con slogan populisti per avere e ottenere il maggior numero di consensi. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le bocche. Ma credo che tutti dicano la stessa cosa: è in atto ossia è già iniziato da tempo un imbarbarimento della ‘civitas mundi’ che conduce l’uomo a sclerotizzarsi in generi e pensieri comuni per annebbiare il senso  critico e far accettare il senso delle cose come inevitabile, ma certo non è stato il popolo ad aver scelto un tale destino. Ineluttabile. Per uscire c’è bisogno di sacrifici. E il primo a essere chiamato in gioco è il popolo, quindi noi stessi.

Cioè si ha sempre più netta la convinzione che una sovrastruttura di capi che rispondono a criteri universali ma che vanno nella direzione giusta del guadagno economico sia alla conduzione dei governi nazionali; che essi stesi monitorizzino l’intero apparato per cui sono loro a legiferare, a stabilire leggi che vanno per il loro tornaconto e che non tengono affatto in considerazione ciò che invece il popolo è costretto ad affrontare. Ho letto tanti commenti in tale proposito per cui rimando i miei affezionati lettori e farsi un’idea di quello che dico che potranno trovare nella vasta letteratura dedicata ai vantaggi economici e pratici della casta. Qui vorrei aggiungere un aspetto che finora non ho trovato altrove. In questo scenario davvero poco rassicurante quale è il ruolo che un cristiano che si definisce tale deve avere e sostenere? Mi vengono in mente le letture di oggi della chiesa romana e le raccomandazioni che invia il profeta Giovanni ai suoi conterranei e contemporanei. Perché cadono nel vuoto? Perché c’è ancora questo incredibile bisogno di racimolare depredare il povero per arricchirsi ulteriormente? Questa fame famelica che non produce affatto benessere al basso ma crea le condizioni per accrescere la povertà e disagio sociale nel mondo. Insomma mi sento molto vicino al progetto evangelico: che qualcosa di bello deve ancora venire, arrivare. Dato che non c’è ancora. E chiudo queste mie riflessioni sugli ultimi scampoli di ricchezza che oggi ho e che omani (a causa dell’Imu) non avrò più, rivolgendomi a chi mi vuole vedere prostrato psicologicamente, dopo avermi attaccato addosso le sanguisughe delle tasse che non si fermano mai ma che si rigenerano in continuazione. Le risorse dell’uomo sono sconfinate: le possibilità di ripresa anche; basta saperle scovare e far appello ad esse, per riuscire a tirarsi fuori da queste forche caudine.

E’ anche l’augurio che rivolgo a quelle quattro o cinque persone che hanno avuto la bontà di leggermi fino a questo punto. Un messaggio di speranza e un invito alla felicità che non abbiamo ma che di sicuro avremo. “Siate contenti..” è il passo di oggi del vangelo.. e noi cercheremo di esserlo!

 

 

 

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