“Made in Italy”: da dove proviene la pasta che mangiamo?

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Non c’è cibo più popolare della pasta: accessibile praticamente a tutti e base di molte ricette. Eppure in pochi casi sappiamo da dove viene quello che finisce sulle nostre tavole.

Un nuovo regolamento UE imporrà ai produttori l’obbligo indicare l’origine dell’ingrediente primario se è diversa da quella in cui avviene l’ultima lavorazione.

Ma il diavolo si nasconde nei dettagli. Quest’obbligo infatti non sussiste se il marchio per nome o grafica rimanda già di per sé alla provenienza del prodotto (ad esempio affermando che è “made in Italy” oppure rappresentando una bandiera italiana sulla confezione).

In questo caso sarà necessario indicare se la materia prima proviene dall’UE o fuori dall’UE. Per l’avvocato di diritto alimentare, Dario Dongo, questo sistema non assicura la trasparenza.

“L’Indicazione UE/non UE non ha alcun significato, se non distinguere che si tratta di una materia prima originata dal pianeta Terra, anziché da Saturno o da Giove perché UE non UE altro non significa che pianeta Terra. È questa la trasparenza che vogliamo? No”.

Ma cosa significa per il consumatore?

Nei supermercati la scelta tra vari marchi e tipi di pasta è davvero ampia e per il consumatore è difficile orientarsi e soprattutto sapere da dove proviene il grano con cui viene fabbricato il prodotto finale.

Siamo andati a fare degli acquisti casuali e analizzando i pacchi di pasta che abbiamo comprato ci troviamo davanti a situazioni diverse.

Vediamo per esempio che una marca belga produce pasta con grano proveniente dal Belgio. Un’altra note marca che sfoggia il “Made in Italy”, invece, usa grano europeo e non… senza indicare da dove venga di preciso. Mentre un’altra marca ancora, che riprende i colori della bandiera italiana, indica solo che la pasta è stata prodotta in UE ma non si sa dove! Insomma, al momento in Europa c’è ancora tanta confusione tra gli scaffali e quindi anche nei nostri piatti.

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