Regno Unito al voto: urne aperte dalle 8 alle 23

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I media britannici le hanno definite le elezioni più importanti per un’intera generazione. Il Regno Unito torna al voto a due anni e mezzo dall’ultima volta.

Seggi aperti dalle 8 alle 23 (ora italiana) nei 650 collegi elettorali del paese. I primi exit poll saranno resi noti subito dopo la chiusura delle urne, mentre per i risultati definitivi bisognerà aspettare presumibilmente fino alla mattina di domani.

Gli ultimi comizi

È stato un fine campagna elettorale frenetica per il premier britannico Boris Johnson, impegnato a difendere il vantaggio di 9 punti percentuali in più rispetto ai Laburisti, stando almeno agli ultimi aggiornamenti dei sondaggi demoscopici. E nelle ultime arringhe che si è concesso il premier conservatore non è venuto meno a se stesso e allo spirito istionico che lo contraddistingue. Si è mascherato da pasticcere e ha messo in forno la Get brexit done. “È la metafora perfetta per quello che faremo nel periodo che precede il Natale”.

A nove punti di distacco appunto c’è il Labour neosocialista di Jeremy Corbyn che deve stare attento al fuoco amico, dopo l’imbarazzante l’intercettazione e pubblicazione della telefonata di un suo fedelissimo che mette vede nella sua leadership il tallone d’Achille del Labour.

“Vi fidate del primo ministro per tutelare il nostro servizio sanitario nazionale o qualsiasi altro servizio? Per lui, dire la verità èquivale a dire una menzogna, tutto diventa una sorta di vago miraggio che passa da un giorno all’altro”, ha detto Corbyn.

Con quale sistema votano i britannici?

Si chiama ‘first past the post’ ed è il sistema di voto utilizzato nel Regno Unito, sin dal XIX secolo, per eleggere i parlamentari di Westminster che compongono la Camera dei Comuni.

Si tratta di un uninominale maggioritario secco nel quale, come recita la definizione in lingua inglese, passa solo il primo candidato, quello che ha conquistato più preferenze, in ognuno dei 650 collegi nei quali è suddiviso il territorio del Paese: formato da Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord.

Gli elettori possono quindi esprimere una sola preferenza e i voti dei candidati perdenti non vengono in alcun modo recuperati. Per ottenere la maggioranza assoluta un partito deve superare i 325 seggi; ma contando che di prassi non vota lo Speaker dei Comuni e i deputati repubblicani nordirlandesi dello Sinn Fein (almeno 7 eletti nelle ultime competizioni) boicottano per principio Westminster, il quorum reale per poter controllare l’aula è subito sopra quota 320.

È previsto in ogni caso che la regina dia in prima battuta l’incarico di formare l’esecutivo al leader del partito che abbia avuto più seggi: anche se nessuno ottiene la maggioranza assoluta, nello scenario del cosiddetto ‘hung parliament’ (Parlamento impiccato, ossia frammentato).

In un situazione del genere, verificatasi nelle tornate recenti più di frequente (nel 2010 e nel 2017), il leader della formazione con la maggioranza semplice ricerca altre forze politiche che lo sostengano per poter dare un esecutivo al Paese.

Il sistema elettorale britannico, nel quale ‘the winner takes it all’ (il vincitore prende tutto), è stato spesso criticato e si è provato, invano, a riformarlo con correttivi semiproporzionali.

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