Iraq-Usa, è tregua: i tre punti della strategia di Trump

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Due razzi Katyusha sono caduti mercoledi sera sulla Green Zone di Baghdad, dove hanno sede diverse ambasciate, tra cui quella americana.
Secondo le forze armate irachene non risultano vittime.

Forse, almeno per ora, è l’ultimo rigurgito dei venti di guerra tra Iran e Stati Uniti, 24 ore dopo l’attacco missilistico a due basi americane in Iraq e dopo la tregua militare annunciata da Donald Trump.

Secondo la Casa Bianca, l’Iran ha chiesto alle proprie milizie di non prendere di mira il personale statunitense.

Sul podio della conferenza stampa insieme al suo “consiglio di guerra”, Trump usa insoliti toni distensivi.

Lo stesso Trump ha chiamato il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg: entrambi concordano sul fatto che la NATO potrebbe contribuire maggiormente alla stabilità del Medio Oriente.

I tre punti di Trump

Trump pianifica una strategia su tre punti
Primo: continua la massima pressione su Teheran.
“Imporremo nuove e massicce sanzioni economiche sull’Iran”.

Secondo: coinvolgimento delle altre potenze mondiali, in particolare le quattro che con gli Usa hanno firmato nel 2015 l’accordo sul nucleare iraniano.
Germania, Francia, Russia e Cina devono rendersi conto, secondo Trump, che l’attuale accordo sul nucleare è pessimo e va rinegoziato».

Terzo: esplicita offerta di dialogo diretto con i leader iraniani.

Zarif conciliante, Khamanei aggressivo

Anche il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha adottato un tono meno aggressivo, affermando che l’Iran non vuole la guerra contro gli Stati Uniti.

Intervistato dai media, Zarif ha dichiarato:

“Non abbiamo iniziato noi questa escalation, gli Stati Uniti hanno intrapreso una guerra economica contro l’Iran, gli Stati Uniti devono rinsavire.
La presenza del popolo iraniano nelle strade di molte città, senza precedenti nella storia, un mare di umanità, deve far riflettere gli Stati Uniti”.

Tuttavia il Leader Supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, è apparso meno conciliante: un attacco di Teheran contro le basi militari statunitensi in Iraq, secondo Khamenei, non è stato sufficiente come rappresaglia per l’assassinio del generale Qassem Soleimani.

Chi comanda in Iran?

Quale linea prevarrà in Iran?
Quella diplomatica o quella più aggressiva?

 

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