Nasa: le cause principali del riscaldamento globale sono le attività dell’uomo

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I 30 gradi toccati in Lapponia in estate o i 41 in Australia solo poche settimane fa non sono un caso, ma estremi di una tendenza che viene certificata, nero su bianco, dai dati di lungo periodo della Nasa. Per l’agenzia spaziale il decennio che si è appena concluso è il più caldo mai registrato. Gli anni di picco sono il 2019 e soprattutto nel 2016, per effetto del Niño, un anomalo surriscaldamento delle acque che si verifica periodicamente nel Pacifico centrale.

L’uomo è la causa principale

“Siamo in grado di distinguere l’impatto dei gas serra e della deforestazione per isolare i cambiamenti che sarebbero avvenuti senza di noi, limitandoci agli effetti del ciclo solare, dei vulcani, dei cambiamenti orbitali – dice Gavin Schmidt, del Goddard Institute for Space Studies – Quello che emerge è una discrepanza enorme”.

I grafici evidenziano come l’aumento della temperatura sia stato di oltre un grado(1,1°C) rispetto all’epoca preindustriale. Una tendenza che ha mostrato concretamente i suoi effetti nel 2019: le due ondate di calore che hanno investito l’Europa hanno portato temperature record in Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Regno Unito. A Cambridge si sono sfiorati i 39 gradi.
In Australia la stagione degli incendi non ha mai avuto effetti così devastanti, alimentati dal clima secco e dall’estate più rovente di sempre. E secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, in futuro gli eventi climatici estremi saranno sempre più frequenti.
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