Haftar e il ricatto sui porti petroliferi alla vigilia della conferenza di Berlino

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Il maresciallo Khalifa Haftar ha ordinato la chiusura dei porti petroliferi nell’Est della Libia e minaccia di tagliare i due terzi dell’export di greggio libico. La misura serve a mettere sotto pressione il governo di Tripoli guidato da Fayez al-Serraj, che non produce petrolio ma incassa le royalties dalle esportazioni. La chiusura dei terminal è stata confermata dalla compagnia nazionale, la Noc, questa mattina. La Noc ha però precisato che il terminal di Zueitina rimarrà aperto. ll taglio dell’export è stimato in 700 mila barili al giorno.

Un portavoce dell’Esercito nazionale libico, fedele ad Haftar, ha spiegato che la decisione «è un grande passo».

Bloccare l’esportazione di petrolio, ha continuato Ahmed al-Mismari, «è una decisione presa da popolo libico per proteggere il popolo libico: non permetteremo a nessuno di minacciare il popolo libico».

La chiusura dei terminal petroliferi arriva alla vigilia della Conferenza di Berlino, dove è atteso lo stesso Haftar ma non il premier Al-Serraj, salvo colpi di scena dell’ultimo minuto. Haftar si oppone all’idea dell’invio di un contingente internazionale.

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