Hong Kong: ancora caos, gas lacrimogeni e arresti

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Migliaia di manifestanti hanno invaso questa domenica il Charter Garden di Hong Kong, nel quadro delle proteste pro democrazia che durano ormai da otto mesi. Tutto iniziò a causa di un controverso disegno di legge sull’estradizione verso la Cina, poi ritirato dalla governatrice Carrie Lam, dopo le prime dimostrazioni. Ma gli abitanti dell’ex colonia britannica non si sono fermati lì, anzi, hanno continuato ad alzare la propria voce, con nuove richieste: riforme elettorali e il boicottaggio del Partito comunista cinese nella città-stato. Ed è a quel punto che è cominciata la dura repressione della polizia, trasformatasi in molti casi in violenza.

Così è stato anche questa domenica, con le forze dell’ordine che, per disperdere i manifestanti, hanno fatto uso di gas lacrimogeni. La polizia aveva infatti dato l’ok solo per il raduno organizzato nel parco, ma una volta che i manifestanti si sono riversati per le strade, per lanciare una marcia, gli agenti sono intervenuti. Diversi i feriti, tra i quali anche un gruppo di poliziotti in borghese, aggredito da dei dimostranti, che li hanno percossi con degli ombrelli. Diverse persone sono state arrestate. In tutto, dall’inizio della mobilitazione ci sono stati oltre 7.000 arresti. La maggior parte di essi è perseguita per istigazione alla rivolta, un reato punibile fino a dieci anni di carcere a Hong Kong.

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