Palermo, 28 anni fa la strage di Capaci: attentato che sconvolse l’Italia

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Ventotto anni fa la mafia uccideva lungo l’autostrada Palermo-Capaci il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Un attentato che sconvolse l’Italia e che ancora oggi suscita fortissimo il ricordo e la riconoscenza del Paese verso quei martiri. Per la prima volta, a causa dell’emergenza Coronavirus, Palermo non potrà essere fisicamente teatro delle celebrazioni che ogni anno vedono arrivare in città migliaia di studenti da tutta la penisola. Ma nonostante questo, grazie alle nuove tecnologie, sono tante le iniziative in ricordo della strage. Tema di oggi è “Il coraggio di ogni giorno” è il tema di questa edizione di #PalermoChiamaItalia che è dedicata ai tanti cittadini che si distinguono nel quotidiano per l’impegno straordinario e l’etica del dovere, anche in questi mesi di emergenza del Paese.

Mattarella: mafia ignorò forza esempio di Falcone

“I mafiosi, nel progettare l’assassinio dei due magistrati, non avevano previsto un aspetto decisivo: quel che avrebbe provocato nella società. Nella loro mentalità criminale, non avevano previsto che l’insegnamento di Falcone e di Borsellino, il loro esempio, i valori da loro manifestati, sarebbero sopravvissuti, rafforzandosi, oltre la loro morte: diffondendosi, trasmettendo aspirazione di libertà dal crimine, radicandosi nella coscienza e nell’affetto delle tante persone oneste”, ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il ‘Silenzio’ davanti alla stele che ricorda vittime

Poco minuti dopo le 9 il trombettista della Polizia di Stato intona il Silenzio. Una cerimonia sobria e condizionata da limiti dal Covid-19. Dietro la corona di fiori del ministro dell’Interno, ci sono Maria Falcone, Tina Montinaro, Vincenzo Agostino, papà dell’agente Nino ucciso con la moglie.

Lenzuola bianche come nel 1992

Lenzuole bianche a Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana, come a Palazzo delle Aquile, che ospita il Comune, e in prefettura. Le istituzioni che hanno sede a Palermo hanno raccolto l’impulso lanciato dalla Fondazione Falcone in questo 23 maggio particolare, in cui nessuna nave della legalità è sbarcata al porto e nessun corteo si riunirà nel pomeriggio davanti all’albero che poRta il nome del magistrato, in via Notarbartolo. L’aula bunker del maxiprocesso, nato dal lavoro di Falcone e dei magistrati dell’allora Ufficio istruzione, che ogni anno ha accolto studenti e rappresentanti delle istituzioni, è rimasta chiusa. Le misure anti-Covid erano inconciliabili con la mole di affetto che ogni anno i giovani di tutta Italia hanno riversato su Palermo nel ricordo di Falcone, e quindi ecco l’idea di ripercorrere con la memoria quel 1992, quando le stragi di Capaci e via D’Amelio provocarono una ribellione nella società civile.

A Palermo e in tutta Italia, in quel tempo, spuntarono proprio i lenzuoli bianchi per dire No alla violenza di Cosa nostra e per chiedere una Sicilia libera dalla mafia. Lenzuole bianche sono spuntate anche nella sede della Cgil di Palermo e del Csa Fiadel, oltre che dalle grandi finestre del teatro Massimo.

Cgil: aumento povertà apre varchi pericolosi

“L’emergenza sanitaria ed economica e l’aumento delle povertà possono aprire varchi pericolosi al malaffare e ai fenomeni di usura e di racket finanziario. Come impedire tutto ciò? Come deve operare lo Stato per garantire il rispetto della legalità?”. È quanto afferma la Cgil Nazionale che oggi, in occasione della Giornata della legalità, si terrà l’iniziativa “Legalità pilastro della ripartenza”, organizzata dal sindacato nazionale e in diretta dalle ore 12.00 su Collettiva.it e sulla pagina Facebook della Confederazione. Al centro dell’appuntamento – si legge in una nota – “il pericolo di infiltrazioni mafiose nel tessuto sociale ed economico, più volte denunciato dalla Cgil, e la necessità di contrastarlo.”

Ne parleranno, dopo l’introduzione del segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, Rosy Bindi, già Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, il presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, e il sociologo, Marco Omizzolo. Il dibattito sarà coordinato dalla giornalista di Collettiva, Roberta Lisi.

de Raho: Falcone e Borsellino maestri e modelli

Falcone e Borsellino “sono stati dei maestri, dei colleghi ai quali abbiamo guardato come modelli, portatori di una nuova cultura del contrasto alle mafie attraverso la specializzazione, il metodo di indagine legato alla individuazione dei flussi finanziari, la cooperazione giudiziaria”. Lo ha affermato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho.

“0La scuola è fonte di formazione, di diffusione dei sentimenti di condivisione e di solidarietà – ha aggiunto – soprattutto insegna il diritto di libertà che è il patrimonio più importante che può avere un uomo e che è legato strettamente alla dignità. Dignità e libertà costituiscono quasi un sinonimo alla base della nostra democrazia”.

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