Ha un lieto fine l’avventura del disperso in mare

0
520
Ascanio Montecchi
Ascanio Montecchi

Quattro ore in acqua. Circondato da mille pensieri, nel buio della notte. Con la sola idea di resistere e avvicinarsi alla riva. È così che (nella foto), l’imprenditore del cotto di Rignano sull’Arno, il giorno dopo racconta la sua avventura a lieto fine. Martedì il Montecchi, 75 anni, con la sua barca di 5 metri e mezzo aveva deciso di regalarsi una battuta di pesca, la sua grande passione.
E insieme a lui due inseparabili amici: Mario Di Martino, in questi giorni in vacanza con la famiglia al campeggio Baia Verde a Punta Ala, e Giuseppe Cavese, l’ex comandante della Guardia di Finanza di Castiglione.
Ascanio Montecchi da quarant’anni frequenta Castiglione: una villetta a val delle Cannucce insieme alla moglie Anna, e alla miriade di nipoti che via via arrivano per gustarsi il mare e il sole della Maremma insieme ai figli. I tre al tramonto si sono diretti al largo di Capezzolo, a circa un miglio e mezzo, dove il fondale arriva sui dieci metri. La pesca scelta quella con i palamiti, una lunga lenza fissata alle estremità a due boe, e ogni 50 centimetri circa un amo. Dopo aver già fatto una calata, i tre erano impegnati a far scendere in acqua il secondo palamito, quando all’improvviso la barca si è rovesciata e tutti sono finiti in mare. Il racconto del Montecchi parte da qui: «Una prima onda aveva fatto entrare molta acqua in barca, ma è stata la seconda quasi immediata che ci ha fatto rovesciare. E’ stato un attimo – racconta l’ex imprenditore, la sua azienda ha raggiunto anche 150 dipendenti, da dieci anni in pensione – e non c’è stato il tempo di fare niente, nemmeno quello di prendere i salvagente o i razzi di segnalazione. In un minuto la barca era affondata».
I tre amici si sono ritrovati così in balia delle onde, e con un problema da affrontare: i palamiti potevano attaccarsi ai vestiti e magari trascinarli con i piombi sul fondo: «Dopo un primo attimo di smarrimento – continua il Montecchi – ho sentito la lenza che si stava avvicinando e ho cercato di allontanarmi. Gli altri due naufraghi stavano facendo la stessa cosa, con il Cavese impegnato a raggiungere un materassino». Intanto Mario Di Martino cercava di risalire la corrente per avvicinarsi ad una barca poco distante che era all’ancora. Il Montecchi non è riuscito ad agganciarsi alla boa dei palamiti già calati, e in pochi attimi era già sparito fra le onde. Il forte maestrale e il mare mosso lo stavano trascinando verso sud. Il Di Martino dopo pochi minuti è riuscito a farsi sentire dagli occupanti del motoscafo vicino e immediatamente sono scattati i soccorsi, dopo aver ripescato anche il Cavese, con i due che sono stati riaccompagnati poi in porto.
Qui è iniziata l’odissea di Ascanio Montecchi, che per quasi quattro ore, fino alle 23 circa, ha combattuto con il freddo, con il vento, con il mare mosso: «In quei momenti sussurra l’anziano imprenditore che da ragazzo si cimentava con le gare di nuoto a Viareggio – pensi solo a concentrarti su qualcosa. Io pensavo ai nipoti, a mia moglie Anna, ai figli. In mare vedevo tante luci e sentivo i motori, e un paio di volte mi sono passati anche vicino ma non mi hanno visto». La corrente ha continuato a trascinare il Montecchi, almeno per un paio di chilometri: «Ad un certo punto ho visto che mi stavo dirigendo verso gli scogli del porto e ho cercato di allontanarmi. E poi nuotando sono riuscito ad avvicinarmi alla riva». Dove i Carabinieri lo hanno salvato.
Il Montecchi ringrazia tutti quelli che hanno partecipato ai soccorsi. L’imprenditore fiorentino ne avrà ora da raccontare ai nipoti, con il telefono che ieri ha continuato a squillare fino a sera.

Enrico Giovannelli, Da “Il Tirreno”, ago 2009

Articolo precedenteAfghanistan, si vota sotto le bombe dei talebani
Prossimo articoloAfghanistan, la democrazia sotto attacco

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here