L’Elba un’isola sempre più mediterranea

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L’Elba è un’isola mediterranea. Bene, ma per sapere questo non c’è bisogno di riunire quattro istituzioni di ricerca, un ente preposto alla tutela del patrimonio culturale e due musei, ovvero i membri della Associazione Aithale (Scuola Normale Superiore di Pisa, Università di Firenze e di Siena, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Musei di Portoferraio e di Rio nell’Elba). In questa isola mediterranea Aithale conduce, nelle sue diverse forme e nei diversi campi del sapere, attività che stanno destando un certo interesse. Aithale è composta da storici, archeologi, geologi situati a livelli diversi della organizzazione accademica (docenti, assegnisti e dottorandi di ricerca, laureandi e studenti) e ognuno di noi, studiata bene la propria parte, cerca di recitarla al meglio. Le Università italiane, per quanto minacciate dai tagli e soffocate da una burocrazia ottusa e spesso cattiva, non sono male. A parte le eccellenze (e la Normale pisana lo è) anche gli Atenei ordinari si sforzano di svolgere al meglio i loro compiti. Secondo recenti indagini, gli studenti statunitensi che devono fare stage all’estero scelgono come destinazione privilegiata le Università inglesi, attratti, come è logico, dalla familiarità linguistica e da strutture accademiche analoghe. Al secondo posto, però, ci sono quelle italiane, scelte non solo da studenti in materie umanistiche (si capisce) ma anche da studenti in materie scientifiche.
Il tema della comunicazione della scienza archeologica al pubblico e, con questo, del ruolo pubblico e sociale della figura del docente di archeologia è, oggi, molto dibattuto in ambito universitario. In fondo, sarebbe anche facile destare curiosità nel pubblico: un po’ di fantarcheologia, un pizzico di archeosofia e il gioco è fatto. Sulle nostre, pessime, televisioni, con poche eccezioni, si trova veramente di tutto. Si ha, tuttavia, l’impressione che all’Elba questo giochino non funzioni del tutto. La società elbana è particolare, è composita, anche difficile per certi versi, desiderosa di conoscere sì, ma in maniera selettiva, non disposta a prendere tutto per buono. Ce ne siamo accorti fra l’estate e l’autunno, nel corso della nostra campagna di scavi a San Giovanni. Scolaresche, Associazioni culturali, semplici appassionati ponevano domande dirette e precise pretendendo implicitamente spiegazioni anche articolate e intervenendo in maniera mai banale. Questo ha fatto piacere a tutti, ai docenti e ai giovani impegnati nella ricerca. Abbiamo visto riconosciuto il nostro ruolo pubblico, la nostra efficacia sociale. Un conto è cercare di ricostruire delle storie fra il sole a picco del sito archeologico e il chiuso del laboratorio, altro l’essere costantemente costretti a decodificare in simultanea i molti significati che quotidianamente si estraggono dal terreno.
Aithale, in questi anni, cerca di svolgere all’Elba attività che si traducano abbastanza rapidamente in comunicazione. Ma prima della comunicazione deve esserci conoscenza verificata e consolidata e prima della conoscenza deve esserci ricerca opportunamente condotta. Bisogna guardarsi dall’improvvisazione e dal sensazionalismo ma bisogna anche dare risposte e conoscenze in tempi rapidi.
Come abbiamo detto alcuni giorni fa, la puntata del programma “Spartiacque” (Rai 5) andata in onda martedì 26 novembre, ore 18,10 (in replica al mercoledì, ore 12.15) si è occupata di Elba. Si è raccontato di come il minerale ferroso della miniera di Rio venisse estratto e lavorato e sarà mostrato un esperimento di riduzione di questo minerale, curato da due-tre membri di Aithale con la collaborazione del fabbro d’arte Lucio Pari. Nessun clamore e nessun sensazionalismo: solo la verità, grande o piccola che sia, che si può raccontare. La modestia, componente essenziale della ricerca, va combinata in maniera equilibrata con l’entusiasmo. Nei paesi normali il lavoro di successo è un lavoro di gruppo usualmente, raramente il prodotto di una mente geniale. In Italia, invece, il lavoro di gruppo è poco riconosciuto e ancor meno riconosciuto è l’impegno di chi cerca di costruire gruppi armoniosi e fatti di persone brave ed equilibrate.
La storia e la cultura sono componenti importanti della vita delle persone e delle comunità, sono elementi fondanti della loro identità di cittadini e di società. Quando si dimentica la storia e si emargina la cultura o, come purtroppo accade in Italia, quando sono lo Stato e gli organi di governo a voler depotenziare la cultura e la storia con assurde riforme scolastiche e universitarie o a sottrarre ai cittadini le diverse geografie, vengono meno libertà e democrazia. Le dismissioni di beni pubblici che la politica opera per riempire i buchi di bilancio e per riprodurre la propria parassitaria esistenza sono in realtà furti a danno dei cittadini, che ne sono i veri proprietari.
In un solo modo possiamo sopravvivere: ripristinando e restaurando, ove necessario, le nostre storie, geografie e culture e, per questo, all’Elba come altrove, dobbiamo avere il coraggio di dare il via ad atti autenticamente e pacificamente rivoluzionari. Trovo “rivoluzionaria” la lezione tenuta dal vecchio amico, Prof. Gianfranco Vanagolli, alla scuola materna “Tonietti” di Portoferraio, sul tema delle difese, dei castelli, del Volterraio. Cultura è saper unire conoscenze e competenze con la capacità di comunicare, bravo Gianfranco.
Oggi sappiamo di dover dare qualcosa di più e di meglio. Le ricerche che conduciamo a San Giovanni e nella rada di Portoferraio ci hanno sempre più spinto verso la comunità portoferraiese e la società elbana.
Questa società è dinamica e ora sembra avere una certa fretta. Fretta di uscire dalla crisi o di affrontare il declino se di questo si tratta. Fretta di ricucire troppi strappi fra troppi passati e molti presenti prima di cominciare a disegnare un futuro. Fretta di mettere da parte luoghi comuni e chiacchiere. Si ha la sensazione che all’Elba, questo inverno incombente e crudo, possa essere meno letargico di quelli che lo hanno preceduto. C’è, a diversi livelli, un sentimento come a dire “va bene, arrangiamoci”. La politica ha deluso: a problemi precisi, lungi dal dare soluzioni convincenti e realistiche, ha replicato con risposte evasive o bugiarde. In attesa che torni una “buona politica” (prima o poi succederà), il “va bene, arrangiamoci” va visto come un fatto positivo, soprattutto se fatto con serietà e competenza e non con uno spontaneismo sgangherato e velleitario, come altre volte in passato. Serietà e competenza di Gianfranco Vanagolli all’asilo Tonietti o dei volontari del doposcuola “Arcobaleno” con i ragazzi che hanno bisogno di qualche lezione in più. A questo punto la cultura è molto più che un “giacimento”: è un punto di riferimento, un insieme di cose che ti servono sempre nel momento in cui ne hai bisogno e che, al contempo, ti fanno sentire parte di qualcosa.

Firmato: Associazione Aithale (Scuola Normale Superiore di Pisa, Università di Firenze e di Siena, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Musei di Portoferraio e di Rio nell’Elba).

P.S. Le ricerche archeologiche sono sostenute da: Comune di Portoferraio, Famiglia Gasparri, Assoshipping Elba, Italia Nostra, Accademia della Cucina, Antonio Arrighi vitivinicoltore, Paolo Mercadini, i ristoranti 2001 di San Giovanni, Delfino Verde, La Risacca, Locanda Cecconi, Cutty Sark, La Caravella, di Porto Azzurro.

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