Legambiente approva (ma a certe condizioni) il dissalatore di Mola

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Ora, il dissalatore di Mola ha avuto l’imprimatur anche di Legambiente arcipelago toscano. Avrà così un impatto ambientale contenuto. Adesso si può pensare a realizzarlo, per dissetare la maggiore isola della Toscana nel periodo estivo. È quanto Asa, la società che gestisce le risorse idriche dell’isola d’Elba, ha promesso a Legambiente arcipelago toscano, nel corso di un incontro che si è tenuto a Livorno nel corso del quale si è discusso del progetto del dissalatore, opera considerata fondamentale sul fronte dell’autosufficienza idrica dell’isola d’Elba. Ad oggi l’approvvigionamento idrico dell’isola è garantito per i due terzi dall’acqua portata con la condotta sottomarina dal continente. Condotta che, tra l’altro, è a fine ciclo e dovrà essere sostituita. Il dissalatore è il primo intervento programmato da Asa per l’isola, per un investimento di poco inferiore ai 14 milioni d euro, di cui 3, 5 milioni di euro dovrebbero arrivare dalle istituzioni locali.
L’impianto che sarà realizzato sulla piana di Mola prevede la realizzazione di tre condotte sottomarine grazie alle quali potrà essere prelevata l’acqua marina e successivamente scaricata la
salamoia di risulta nel golfo della Stella. «È evidente – scrive l’associazione Legambiente Arcipelago toscano – che la costruzione del dissalatore avrà impatti paesaggistici, energetici, ambientali e sulla biodiversità, in particolare per quanto riguarda l’estesa prateria di posidonia oceanica (anche se in regresso) presente nel mare di Lido di Capoliveri, sugli anfibi e sull’avifauna presenti nell’area a terra».
Ragion per cui Legambiente ha proposto, durante l’«incontro fattivo e franco» di Livorno, che si è caratterizzato per la disponibilità dell’Asa ulteriori misure di mitigazione. Precauzioni in più rispetto
a quanto già previsto dall’azienda nel corpo del progetto, che ha passato la verifica di assoggettabilità alla Via. L’azienda conta di arrivare all’affidamento dell’appalto per la realizzazione dell’impianto di Mola nel 2018, in modo da terminarlo per la fine del 2019, inizio 2020. Il primo modulo sarà di 40 litri al secondo, a cui seguirà il secondo modulo di altri 40 litri per un totale di 80 litri al secondo, in modo da garantire una produzione oraria di 6912 metri cubi al giorno con una portata non inferiore a 288 metri cubi orari.
Occhio all’ambiente. Le misure di mitigazione saranno illustrate dettagliatamente in occasione di un’iniziativa pubblica che si sarà organizzata da Asa. Per quello che è potuto trapelare saranno messe in essere misure atte a prevedere interventi per la «salvaguardia di specie come il rospo smeraldino, la realizzazione di una casa delle rondini e dei pipistrelli, una verifica della sussistenza delle anguille nei corsi d’acqua dell’area, misure di valorizzazione del corridoio ambientale delle zone umide di Schiopparello – Le Prade e Mola», spiegano dall’associazione. Per quanto riguarda invece l’impatto paesaggistico, Legambiente ha chiesto ulteriori misure di contenimento con schermature vegetali di siepi e specie arboree autoctone, che potrebbero consentire anche di ridurre ulteriormente il rumore dell’impianto. Per moderare l’elevato consumo energetico del dissalatore è stato chiesto di incrementare l’utilizzo di energie rinnovabili. Infine la gestione dello scarico della salamoia in mare. «Grazie alla metodologia utilizzata – si legge nella nota di Legambiente Arcipelago toscano – non sembrerebbe dare problemi. Mentre per il “risarcimento” della posidonia interessata dalla realizzare delle tre tubazioni di presa e scarico, abbiamo proposto – conclude Legambiente – di utilizzare tecniche innovative ed efficaci come quelle testate da Enea nell’area marina protetta delle Isole Egadi».

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