L’ Emilia Romagna e la crescente difficoltà nella vita delle famiglie, il commento della Cinti

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Londra -Gli ultimi dati rilevati dall’ Istat ci dicono che in Emilia Romagna sono più di 280 mila le famiglie in serie difficoltà economiche. A ciò si accompagna, non meno importante, una crescente insoddisfazione nei confronti della propria vita quotidiana nel suo complesso e nei confronti di politica ed istituzioni, per quanto in Regione circa il 73% delle persone sono state in tal senso più attive che in altre, ovvero occupandosene oppure parlandone con una certa frequenza. Famiglia e amici tendono a rimanere gli unici appigli cui aggrapparsi e da considerare come punti di riferimento. Il rapporto tracciato dal BES in Regione, che si occupa di benessere equo e sostenibile, traccia proprio un profilo di questo tipo. Secondo le intenzioni dell’ Istat e del Cnel, tale indagine dovrebbe rappresentare un metro di giudizio alterativo nella misurazione della ricchezza del Paese rispetto al Pil, rivelando aspetti nuovi e diversi. Questo attraverso la selezione di 134 indicatori raggruppati in 12 sezioni che caratterizzano la qualità di una data popolazione. Da quanto emerge, in soli dodici mesi, tra il 2010 e il 2011, le persone che in Emilia Romagna  devono affrontare deprivazioni di una certa rilevanza sono passate dal 3,9% al 6,4%, con un raddoppio effettivo nel corso di sette anni. I problemi più preoccupanti sono la possibilità o meno di poter consumare pasti adeguati e regolari, il riscaldamento nelle case, le spese impreviste, gli arretrati nei pagamenti e molto altro ancora. Nonostante in Regione la situazione non sia allarmante come in altre realtà nazionali, la percentuale è andata progressivamente aumentando. Le relazioni familiari e la rete delle amicizie costituiscono pertanto dei veri ammortizzatori. I partiti registrano i consensi più bassi, insieme al Parlamento e alla Giustizia, mentre maggiormente positivo è la considerazione nei riguardi dei governi locali. In generale, dunque, circa il 38% degli emiliani si dichiara soddisfatto della propria vita (35% nel resto d’ Italia), purtroopo in un solo anno la percentuale è diminuita di dieci punti, risultando più bassa rispetto ad altre Regioni come Piemonte, Valle D’ Aosta, Friuli, Trentino e Veneto.
Luana Cinti, esponente dell’ Italia Dei Diritti e vice responsabile per l’ Emilia Romagna in merito dichiara: ” Non stiamo parlando semplicemente di problematiche connesse alla crisi, ma di difficoltà crescenti, di persone e intere famiglie che in questa, come in altre Regioni, si trovano nella condizione di di dover chiedere aiuto per sopravvivere, ovvero in una situazione che fino a qualche tempo fa e nei pensieri di ciascuno era impensabile. Stando ai sondaggi e quindi ai numeri, la nostra realtà emiliano-romagnola non è tra le più preoccupanti, ma la spia è già seriamente accesa, poichè i riflettori dei sondaggi e i dati che ogni giorno ci trasmettono informazioni in merito alle diverse e preziose attività delle associazioni di volontariato e non solo, disegnano un quadro da osservare con cura e per mezzo del quale focalizzare a pieno la portata di questi rapidi cambiamenti e la drammaticità di ciò che stiamo vivendo. Una spesa non prevista e salta l’ equilibrio familiare, la non certezza di poter usufruire di regolari pasti per sè e per i propri figli e crolla d’ improvviso la serenità di un nucleo, la nitida certezza di non potersi permettere neppure una breve vacanza o anche solo un elettrodomestico e tutto assume i colori scuri di una vita privata insiegabilmente del minimo indispensabile. Parole come “futuro”, “prospettive”, “cambiamento” si svuotano e allontanano creando un immane disagio. E’ oltremodo sconfortante pensare alle priorità cui ancora non si riesce a dare spazio, alla nebbia che ancora le avvolge nella percezione di troppi, alla paura di perdere tutto, da soli o insieme ai propri figli, con la prospettiva di doversi dichiarare non più autonomi e al contrario costretti a rivolgersi ad amici e parenti per riuscire a tirare avanti. I diritti primari dei cittadini sono in pericolo e non è più possibile attendere dilatando i tempi della ricerca di soluzioni”.

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1 Commento

  1. Aggiungete pure che la gente terremotata si è rotta le palle anke del fatto che Enel, aziende e banche abbiano sospeso i pagamenti rispettivamente di consumi, contributi e mutui per poi farglieli strapagare in toto maggiorato o anche solo in parte a rate. Questo modo di indebitare in modo latente la gente fa veramente incazzare perchè trattasi di finta solidarietà. Se la Pecora deve essere ammazzata, ke venga sbranata subito ma non si tiri x le lunghe l’agonia. A ki è venuta giù la casa nn frega nulla ke, ad esempio non paghi + la bolletta, xkè anke 1 cretino capisce ke non la pagherebbe comunque. Se uno ha perso il lavoro non trae alcun vantaggio della sospensione contributi ma gli arriverà la botta dopo. In breve abituare la massa al debito è come abituarla ad una droga…. ma ancora evidentemente non si è capito.

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