L’Università dell’obbligo

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Lo “ZOOM” di Tommaso Soldi

La Riforma Universitaria del Ministro Mariastella Gelmini è legge.

Dopo numerose e spesso accese manifestazioni studentesche che ci hanno accompagnato fino al giorno di Natale, sembra che ora sia quasi sceso il silenzio. Se da un lato vediamo il Pdl esultare per quella che loro definiscono una riforma storica, da altra prospettiva il Partito Democratico parla di una sconfitta per la cultura.

Prima questione: esiste una verità delle cose? Perché mai un cittadino non ha la possibilità di comprendere cosa realmente sta avvenendo nel nostro Paese quando la nostra politica attua delle riforme? In televisioni come nei giornali, troppo spesso schierati politicamente, si hanno sempre versioni differenti e come al solito c’è sempre poca chiarezza.

Ma come nella maggioranza delle situazioni sono convinto che una riforma, sia essa promossa da un centro destra o da un centro sinistra, non la si può criticare totalmente prendendola di punta finché dalla “carta” non si passa ai “fatti”. Ci sono dei tagli delle risorse economiche ma questo non significa che si voglia sminuire la cultura, probabilmente ci sono sprechi che oggi non sono più tollerabili. E in effetti non era accettabile ci fossero centinaia di corsi di laurea, direi, inutili, i cui frequentanti si contavano sulle dite.

E sarebbe interessante iniziare a indagare anche sulle retribuzioni di alcuni docenti Universitari che considerano il loro insegnamento come una seconda professione, dimenticandosi che quel loro secondo stipendio supera di gran lunga quello di tanti lavoratori che non sanno come fare ad arrivare alla fine del mese.

Ma riflettiamo su questo punto: un giovane conclude i suoi studi nella scuola e intraprende l’università, magari con ottimi risultati. Si laurea, se tutto va bene,  a 22 anni o a 24 anni.

Cerca di entrare nel mondo del lavoro. Seconda questione: secondo i dati Istat circa il 20% dei neolaureati non trova lavoro e chi ,invece, riesce, si aggiudica uno stipendio che non arriva a 1500 euro mensili.

Ma sono queste le prospettive per un giovane? Ovviamente chi non prende una laurea, come se questo fosse una colpa, si condanna al precariato e alla disoccupazione.

Probabilmente la politica dovrebbe cercare di intervenire anche su questo aspetto: l’Università non è la scuola dell’obbligo. Oggi senza essere “dottori” in qualcosa si conta poco, si arriva da poche parti, eccetto i personaggi del mondo dello spettacolo e i calciatori che, ovviamente, si possono permettere di guadagnare anche qualche milione di euro.

Certo, per fare professioni come l’avvocato, il medico o l’ingegnere è naturale che sia indispensabile l’Università, ma per numerose professioni, forse, non sarebbe così necessaria ed in passato ,infatti , non lo era.

Viene naturale domandarsi allora se si tenda a spingere i giovani a intraprendere studi universitari per acquisire una maggiore e più specialistica cultura, utile per la propria professionalità, o se invece fa comodo che migliaia e migliaia di ragazzi e ragazze volenterosi paghino tasse universitarie, non di poco conto per le famiglie Italiane, per accrescere la grande cassa della Stato che poi gestisce male le proprie risorse economiche.

Ma se costringiamo la realtà giovanile a studiare fino a quasi 25 anni, non possiamo poi permettere che tanti laureati si diano ad una pronta fuga all’estero in cerca di lavoro, non possiamo permettere che la loro retribuzione si aggiri, almeno per i primi anni, a mille euro circa, perché se tolleriamo questo, poi non possiamo, nessuno, lamentarci del fatto che l’Italia è un Paese vecchio con poche nascite.

Come fa una giovane coppia a decidere di sposarsi creando una propria famiglia se queste sono le prospettive?

La riforma del Ministro Gelmini, almeno a quanto dicono, riconosce i più meritevoli e vuole cercare di creare prospettive nuove.

Prima di frantumare le vetrine dei negozi e devastare le Città Italiane credo sia giusto dare la possibilità di mettere in pratica il testo della riforma. I fatti parleranno da soli e in qualunque modo si evolva la situazione è necessaria una collaborazione forte tra le forze politiche per migliorare, sempre, lo status quo.

Tommaso Soldi

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