Che bello leggere, così imparo tante cose

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È l’ora della conoscenza, è l’ora degli knowledge book, i «libri del sapere». Chi si aspettava dalla Bologna Children’s Book Fair un’indicazione di rotta, un’idea di dove sta andando l’editoria per ragazzi, può stare tranquillo: il segnale è arrivato forte e chiaro.Vincono i volumi che non si accontentano di raccontare una storia ma che insieme veicolano informazioni e nozioni; vincono le storie in cui la narrazione sfrutta al meglio l’immagine e le risorse (anche) grafiche, tipografiche, editoriali.

La fiera si terrà il prossimo aprile, dal 1° al 4, ma i lavori della giuria internazionale per l’assegnazione del Braw 2019 acronimo di BolognaRagazzi Award — cui «la Lettura» ha potuto assistere in esclusiva — si sono svolti il secondo weekend di febbraio. Il premio, che si rinnova da oltre mezzo secolo (era nato come Graphic Award nel 1966), misura lo stato di salute del libro per bambini ovvero la capacità dell’albo illustrato, il picture book, di essere (ancora) innovativo, e di entrare in sintonia con i giovani lettori. Di più, il Braw offre un ventaglio di temi e idee che alimentano e attraversano la produzione di qualità per l’infanzia: temi e idee che vengono messi letteralmente sul tavolo, visto è in questo modo che la giuria prende visione dei libri, divisi per nazioni.

Quattro esperti di Paesi diversi e con formazione e competenze differenti — la consulente per la letteratura dell’infanzia Gillian Engberg (Usa); Elena Giacomin (Italia), libraria che cura progetti di educazione alla lettura; Jorge Silva (Portogallo), designer e art director di riviste; e Maria Vedenyapina (Russia), direttrice della Biblioteca di Stato russa per l’Infanzia (assente per indisposizione il quinto membro, Mingzhou Zhang, presidente di IbbyInternational Board on Books for Young People) — sono stati chiamati a scegliere i libri vincitori (cinque le categorie) tra le oltre 1.500 opere (1.558, l’anno scorso erano

Abbiamo assistito alla selezione dei vincitori della Bologna Children’s Book Fair. La tendenza è chiara: si impongono i volumi che non si accontentano di narrare una storia, ma veicolano nozioni e informazioni. Un enorme tavolo ingombro di testi da tutto il mondo, una giuria internazionale… Ecco com’è andata

1.404) in concorso. Dopo due giorni serrati di letture, valutazioni, confronti allargati, scambi di vedute e cambi di opinione sono maturati i verdetti. Ma prima dei giudizi parlano i numeri.

La categoria Non Fiction, quella a cui appartengono per definizione i «libri del sapere», sorpresa dell’edizione, ha superato per la prima volta quota trecento titoli (308) e, oltre al vincitore, hanno ottenuto una menzione altri quattro libri a testimonianza di un’alta qualità diffusa; mentre nella Fiction, dove i volumi partecipanti sono stati 836, le menzioni sono state «solo» tre; ciliegina sulla torta, la Non Fiction ha trionfato anche nella categoria trasversale New Horizons, che guarda alle potenzialità espressive del libro stesso.

L’aspetto più evidente delle opere è, si diceva, il desiderio di trasmettere una conoscenza, di condividere un sapere, in ultima istanza di insegnare qualcosa. Vale per il titolo che ha vinto nella categoria Non Fiction, Atlas das viagens e dos exploradores (alla lettera: Atlante dei viaggiatori e degli esploratori), libro portoghese che ha messo d’accordo la maggioranza della giuria perché, recita la motivazione, si configura come una «biografia collettiva» di uomini (Marco Polo, il viaggiatore Ibn Battuta, il monaco cinese Xuanzang…) che si mettono in viaggio anche per «il desiderio umano di incontrare ciò che non si conoscono». Vale per Chaque seconde dans le monde (Ogni secondo nel mondo), che usa l’unità di misura del tempo per far risaltare con immagini, numeri e il linguaggio dell’infografica «contraddizioni del mondo reale»: ogni secondo si spendono 410 dollari per aiuti umanitari e 53 mila per armamenti bellici, un atleta guadagna 3 euro e un amministratore delegato 48, si

comprano 14 libri e 40 smartphone… Concezione tipografica moderna (con sfumature, effetti di stampa), riferimenti stilistici al passato e «relazione dinamica» tra testo e immagine: queste le virtù che la giuria ha riconosciuto a Everest, testo che della montagna più alta del mondo racconta «geografia, cultura, geologia e storia delle esplorazioni». Felice, tanto da meritare una menzione, è risultata l’edizione, fedele all’originale dell’Orbis Sensualium Pictus, opera del pedagogo boemo Comenio, scritta nel 1658 e pensata per i bambini; antenato del libro illustrato è un’enciclopedia di immagini (di piante, cose e animali reali o creduti tali come i draghi) con accanto una spiegazione.

Per quanto riguarda la categoria principale, la Fiction, le storie premiate sono caratterizzate dal fatto di saldare la narrazione a un impianto grafico, che la sostiene e la nutre. Così il vincitore è un libro, in grande formato, che la giuria definisce un’opera «psichedelica, pop, assurda» e che nella grafica rimanda alle avanguardie di inizio Novecento: racconta in chiave comico-satirico nuove avventure del personaggio di Collodi, Pinocchio. Nelle pagine: figure con marcati contorni neri e colori fluo, forme geometriche e giochi con le dimensione di personaggi, oggetti ed elementi del libro; e un uso inconsueto della tecnica dell’incisione.

Ancora più sofisticato il dialogo tra narrazione e grafica in due libri menzionati, entrambi francesi, À travers ed Et puis. Il primo è quasi un silent book, un libro senza parole, ci sono solo brevi didascalie a indicare il dove e il quando: racconta usando tre colori, senza mezzi toni, e in stile retro la vita di una persona: ogni pagina propone due visioni contrapposte, su un lato il protagonista a età diverse che guarda qualcosa, sull’altro lato quello che il suo sguardo vede; nell’epoca del selfie il gioco è anche una riflessione sullo statuto dell’immagine, sul vedere e l’essere visto; e chiude l’ideale triangolo di sguardi il lettore che ci aggiunge il suo. Et puis è una distopia senza parole che racconta con scenari e personaggi spiazzanti «l’ossessione umana di trasformare il pianeta», con rimandi all’arte più visionaria (Bosch, il Surrealismo)

Con A History of Pictures for Children (uscito in italiano come Alla scoperta delle immagini dalle caverne a internet), titolo che ha vinto nella categoria New Horizons raccogliendo, all’unanimità, il favore della giuria, siamo ancora dalle parti del libro che ha qualcosa da insegnare. Qui l’illustrazione è «la chiave con cui i bambini vengono introdotti e coinvolti nella cultura visuale». Il libro, firmato dall’artista David Hockney e dal critico d’arte Martin Gayford, avvicina i piccoli al processo della creazione artistica, comune ai disegni antichissimi delle grotte di Lascaux e alle opere con l’iPad dello stesso Hockney. Ed è, infine, un progetto virtuoso, che innesca un «dialogo multiplo» tra dipinti del passato, giovani illustratori e bambini critici in erba, quello proposto da Museo Media Vaca, libro-catalogo dalla forte impronta grafica, premiato con una menzione.

(Da “La Lettura”, 17 Feb 2019, SEVERINO COLOMBO)

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