Violentata la pace sulla striscia di Gaza

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Una storia infinita, quella della Palestina contesa tra due popoli ambedue dichiarantisi a pieno titolo di essere i legittimi abitanti. Una lunga striscia di sangue che ha visto alternarsi generazioni e generazioni di uomini, a combattere David contro Golia per il possesso del territorio. Senza arrivare a nessuna via di fatto. Guerre, sempre guerre; e uccisioni sia da una parte, sia dall’altra. Oggi il conflitto è riesploso in  tuta la sua drammaticità al punto da tenere tutto il mondo con il fiato sospeso per gli sviluppi che un simile conflitto potrebbe avere per il resto delle nazioni. Qui non si ratta neppure di essere da una parte o dall’altra; né è onorabile girarsi da un’altra parte e far finta che tutto quello che succede in quella arte così martoriata del Medio Oriente non ci riguarda affatto. Né di esprimere giudizi salomonici, perle di saggezza che, allo stato attuale delle cose non fa bene per gli uni né per gli altri. Non ci si può neppure accanire nel ritenere che le nostre idee solo perché sono state partorite dalla nostra mente debbano prevalere sugli altri con il risultato finale di far inasprire ulteriormente gli animi e di arrivare, come ha fatto Lucia Annunziata che ha abbandonato lo studio televisivo di Santoro per “incompatibilità ambientale”.
Un problema storico, dunque, quello della Palestina, perché è dalla storia che abbiamo ereditato questo angosciane dilemma. Ma la storia ha anche insegnato che con le armi non si arriva a nulla di fatto: il più forte non è colui che ha mezzi militari più potenti tali da garantire l’ordine e la pace sulle terre in questione.
Un problema etico, sempre, comunque lo si consideri. Comunque lo si inquadri. Perché tutt’e due le parti hanno ragioni da vendere per portare acqua al loro mulino. Ambedue hanno diritti sanciti dal consesso mondiale di occupare quelle terre che furono dei loro Padri.
Un problema di natura religiosa, se ci si attiene alla storia delle religioni di palestinesi e ebrei. Ma, ahimè, anche le religioni o le confessioni religiose non hanno sortito l’effetto sperato, se ancora si spara nella strisca di Gaza.
Un problema politico. Certo che sì, ed è anche la dimostrazione che, in questo caso, l’Onu non riesce a dipanare questa matassa così intrigata.
Insomma,  un’infinità di problemi: perché se tale non fosse, la questione palestinese sarebbe stata già risolta. Come poter uscire da questo dilemma? E’ il grande dilemma dell’uomo moderno la Palestina, se non si fa uno sforzo di andare verso l’altro non con una pistola in pugno, ma con la mano stesa in segno di amicizia (non scrivo “amore” che potrebbe essere troppo forte), la convivenza tra questi due popoli non ci sarà mai.

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