Se un bambino anglosassone studiasse l’italiano potrebbe non essere più geneticamente malato di dislessia?

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Egr. Direttore,
Sono una mamma di una bimba di 5 anni che ha partecipato a dicembre, presso la Biblioteca di Rozzano, ad un incontro sul tema della dislessia: “Quando le parole fanno gli scherzetti”, tenuto da un illustre Professore dell’AID e da una logopedista. Il relatore affermava che le capacità di lettura e scrittura avvengono in base a competenze genetiche e che pertanto la dislessia come la discalculia o la disortografia rappresentano disturbi congeniti o derivanti da danni neurologici.

Lo stesso dichiara che alla fine della prima elementare i bambini italiani leggono e scrivono correttamente il 96% delle parole della loro lingua. I bambini inglesi solamente il 36% in quanto usano parole altamente irregolari e quindi foneticamente più complesse. Pertanto quest’ultimi soffrono maggiormente di dislessia.

La mia perplessità si esprime con questa domanda a cui non sono riuscita ad avere un’esauriente risposta: “Se un bambino anglosassone studiasse l’italiano potrebbe non essere più geneticamente malato di dislessia? (O il contrario).
Visto che si parla di diagnosi mediche, quali sono gli esami medici che dimostrano il disturbo genetico? Esistono? Dalle risposte che ho ricevuto durante l’incontro non esistono prove che dimostrino cause genetiche. La dislessia viene stabilita esclusivamente in base ad osservazioni soggettive sul comportamento di bambini che stanno imparando una lingua nuova con il proprio ritmo di apprendimento, con il proprio grado di attenzione e interesse, e pertanto reputo non dovrebbero essere diagnosticati dislessici e non si dovrebbe far loro accettare l’idea di sentirsi stupidi!

La risposta data dal Professore ad un’altra madre che chiedeva se poteva aiutare suo figlio diagnosticato disortografico esercitandolo nella lettura è stata: “Cosa c’entra esercitarlo nella lettura??? E’ come cercare di allenare uno zoppo a vedere!”

Da questo incontro la conclusione che ne è derivata, e che mi ha lasciato non solo a bocca aperta, ma esterrefatta e scioccata è stata la seguente: ESSERE BAMBINI ORA E’ DIVENTATA UNA VERA E PROPRIA MALATTIA! Nessun esame oggettivo, solo opinioni, osservazioni, test fatti a scuola per diagnosticare il bambino affetto da qualche presunto disturbo! Praticamente sembra che qualsiasi difficoltà un bambino abbia a scuola, di lettura o di scrittura sia un disturbo. Ma se penso a me stessa quando andavo a scuola ricordo che anch’io avevo difficoltà in aritmetica con le tabelline e quant’altro, ma non per questo sono stata diagnosticata affetta da discalculia, anzi grazie all’aiuto di una valida insegnante ho superato le mie UMANE DIFFICOLTA e da anni lavoro giornalmente con i numeri!

Io sono convinta che un bambino, durante il suo percorso didattico-educativo, possa incontrare degli scogli, ma credo anche che la presenza di un valido insegnante possa farne la differenza!

D.R.

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