Amianto e pensioni dei marittimi, Ferraioli: “Bisogna modificare le normative per il rilascio della pensione dei marittimi vittime dell’amianto”

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Ieri mattina un blitz della Guardia di Finanza ha fatto irruzione nella Direzione provinciale del lavoro di Genova, a San Martino. I militari hanno sequestrato centinaia di pratiche riguardanti i riconoscimenti dei benefici previsti dalla legge sull’esposizione all’amianto presentati dai marittimi e dalle loro famiglie. Il controllo è stato realizzato in base ad una segnalazione di una dipendente dell’ufficio in merito ad abusi o omissioni riguardanti le pratiche. Il responsabile per la Liguria del movimento Italia dei Diritti Maurizio Ferraioli ha commentato: “Come già da tempo sostiene l’Italia dei Diritti, è necessario che per la categoria dei marittimi ancora più che per altre categorie sia messa in atto una valutazione accurata per il pensionamento legato all’esposizione all’amianto. I materiali utilizzati per scopi lavorativi, infatti, erano in tempi non sospetti causa di inalazioni di polveri d’amianto dovute alle parti da cui erano composti. Tuttavia – continua Ferraioli – la definizione della richiesta di pensione per l’esposizione all’amianto prevede, da una normativa del 1995, la presentazione delle dichiarazioni dei datori di lavoro, cosa spesso impossibile da parte dei marittimi che per la tipologia di lavoro cambiano spesso compagnia di navigazione e di conseguenza datore. Vogliamo ben sperare che l’intervento della Guardia di Fnanza all’interno dell’Ufficio del Lavoro di Genova, volto a verificare se sono state commesse irregolarità, consenta di fare chiarezza e di eliminare qualsiasi dubbio sull’operato di un ufficio che dovrebbe essere dalla parte dei lavoratori”. L’uso dell’amianto in Italia è fuorilegge ormai dal 1992; tuttavia le sue conseguenze continuano a farsi sentire ancora oggi a causa dei diversi tumori e delle numerose malattie che negli anni precedenti aveva causato l’uso massiccio di questo materiale in molti ambiti lavorativi. “L’Italia dei Diritti auspica comunque che vengano modificati gli strumenti di disamina e rilascio della pensione legata ad esposizione ad amianto per quanto riguarda i lavoratori del settore marittimo – conclude il responsabile per la Liguria del movimento presieduto da Antonello de Pierro – visto anche il deficit legislativo che le norme vigenti dimostrano quotidianamente”.

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5 Commenti

  1. Sinceramente ancora oggi leggo cose che mi fanno venire i brividi, capisco perfettamente le persone che non hanno mai visto disegni di una petroliera con propulsione a turbina.Come si fa a dire che un marittimo non sia stato esposto per 8 ore continuate all’amianto, e’ vergognoso continuare a prenderci in giro, la verita’ e’ che non siamo stati una forza politica e quindi considerati categoria inutile,scusate il mio sfogo ma come si fa a rimanere sempre muti leggendo che si vuole il certificato (di morte) malattia che attesta l’esposizione all’amianto.

  2. la risoluzione del problema amianto e’ di una semplicita’ infantile.Infatti visto che l’amianto e’ stato da sempre considerato la migliore protezione antincendio ,almeno fino a quando e risultato pericoloso (e vietato).LA SOLUZIONE VIENE DA SOLA ,RICONOSCERE AUTOMATICAMENTE L’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTE PER I PERIODI ANTECEDENTI ALL’ABOLIZIONE DELL’USO DELL’AMIANTO NELLE COSTRUZIONE NAVALI ,(Considerando che un ferroviere o gamal di genova lavoravano diverse ore al giorno esposto all’amianto ,e che i marittimi lo facevano per diversi mesi 24ore su 24 ore

  3. Sono già contento che qualcosa si muove: invito la Guardia di Finanza a perquisire tutte le Sedi IPSEMA, in particolare la Sede Centrale di Roma.
    Chiedere ai responsabili dell’Ente perchè a tutt’oggi, malgrado la legge 269/03, non sia stata rilasciata alcuna certificazione di esposizione all’amianto!
    Altrimenti, chi vuole, mi contatti e ne saprà di più. E dal 1996 che sto lottando, quasi da solo, per risolvere la vertenza dei marittimi. Sindacati, dove eravate e dove siete? Forse a questo punto sarebbe meglio sopprimere l’Ente IPSEMA e con i soldi risparmiati risolvere la questione marittimi ritornando le pratiche all’INAIL. Buon lavoro alla Guadia di Finanza!

  4. come mai non e venuto in mente a nessuno che basterebbe cercare gli archivi dei cantieri navali dove sono state costruite le navi all’epoca?DA PREMETTERE CHE ANCORA OGGI CE NE SONO IN GIRO PER IL MONDO.MA COME VENIVANO COSTRUITE LE NAVI IN QUEGLI ANNI?E POSSIBILE CHE CI DEVONO PRENDERE PER I FONDELLI?LO SANNO CANI E PORCI ,INFINE LA GF INVECE DI CONTROLLARE LE PRATICHE DEI MARITTIMI NEGLI ANNI PASSATI POTEVANO VERIFICARE SE TANTE GATEGORIE RIENTRAVANO NELLA LEGGE SULL’AMIANTO

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