Mi vergogno di essere italiano di Antonio Trapani

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Vi scrivo questa lettera per segnalarvi la mia storia: quella di un cittadino romano, che da anni vive una situazione di disagio e di ingiustizia.
Mi chiamo Antonio Trapani, ho 48 anni, e da sei ho dovuto abbandonare il mio lavoro a Belluno per poter assistere mai madre, invalida al 100%, a cui era stata rifiutata l’assistenza sanitaria domiciliare .
Assistenza, infine, riconosciuta ma mai erogata, che consiste in un paio d’ore al giorno, non sufficenti per permettermi di spostarmi e lavorare o di adempiere a qualsiasi altra personale esigenza.

Come, ad esempio, recarmi negli uffici pubblici e dei servizi sociali a protestare o cercare di capire perchè le istituzioni si rifiutano di prendersi carico delle mie istanze, ignorando una situazione cosi drammatica. Non avendo più un lavoro, ho dovuto far fronte a tutti questi problemi con la sola pensione di mia madre.
Ho sempre pagato l’affitto di casa e adesso mi ritrovo con un documento di sfratto nel quale mi si intima di lasciare l’appartamento il 31 gennaio 2010.
Un rischio che si è tramutato in un aumento del canone d’affitto pari a 868,00 euro.
Ho sempre mantenuto la via della legalità e del diritto per farmi riconoscere in questo Stato che dovrebbe prima di tutto pensare a garantire una vita dignitosa ai propri cittadini. Il mio unico strumento di lotta è il computer e la rete, dove ogni giorno cerco di far passare informazioni sulla mia battaglia.
Mi faccio conoscere come ” IL PRINCIPE DEI POVERI “, perchè credo che la mia lotta porti con sè anche quelle di tante altre persone che combattono con il malfunzionamento delle istituzioni e l’indifferenza della società.
Quello che vi chiedo è che possiate dare spazio alla mia storia. Presumo che riceviate questo tipo di richieste ogni giorno, e che rispondere a tutti sarebbe impossibile. Ma se questo avviene è perchè c’è un disagio profondo, che non può essere ignorato a priori. Non sono un giornalista, per cui non so quale priorità diate alle informazioni o ai servizi. Vi prego gentilmente: non dimenticatevi le priorità che ci sono qui fuori, non dimenticatevi che prima di tutto ci sono delle persone che soffrono e a cui qualcuno deve ridare la dignità che meritano.

Parlare di questi problemi, che non sono solo i miei, può servire a scuotere quegli organismi preposti ai quali da anni mi rivolgo senza avere nessuna risposta.

Il 7 gennaio del 2011 ho perso mia madre. E nessuno ancora mi ascolta.

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