Molla il Celtic e va al Leicester: la “giravolta” di Brendan Rodgers

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Non è la prima volta che accade, e probabilmente non sarà neppure l’ultima. Ma quando un allenatore di calcio professionista, come il 46 enne nord-irlandese Brendan Rodgers, lascia – improvvisamente – a stagione inoltrata la panchina di un club ricco di storia come il Celtic, primo in classifica in Scozia, per accasarsi – con un contratto fino al 2022 – al più modesto (di storia) Leicester, dodicesimo nella Premier League inglese, fa sempre scalpore.
E mette pure un po’ di tristezza.
Perchè la scelta di Rodgers è sicuramente animata dal desiderio di riscatto su una grandissima platea come il campionato inglese, ma anche dall’offerta economicamente molto ricca fattagli dal Leicester, il club entrato nella storia (sì, un po’ ne ha…) grazie al titolo conquistato da “outsider” nel 2016, con in panchina Claudio Ranieri. Un club di provincia, certo, ma comunque tra i pi`ù ricchi del Regno Unito e d’Europa, sopravvissuto anche alla tragicamorte del suo patron.

Poteva mai il Celtic reggere questa concorrenza? Poteva mai il piccolo campionato scozzese bastare all’ambizioso Rodgers? Certo che no, a quanto pare.

I dirigenti biancoverd avevano dato il loro ok alla trattativa tra il Leicester e Rodgers, avvenuta in maniera limpida, poi si sono affrettati a ingaggiare un nuovo manager, un altra leggenda del Celtic Park, con cui tentare di vincere l’ennesimo titolo: Neil Lennon. Che all’esordio, ieri sera, ha subito vinto: 2-1 sul campo degli Hearts di Edimburgo.

Non l’hanno presa così sportivamente, viceversa, i tifosi del Celtic, che hanno subissato di insulti virtuali – sui social, of course – il loro ex mai amatissimo allenatore.

La morale della favola non è proprio la pi`u edificante del mondo: mollo una squadra prima in classifica in un piccolo campionato per andare dalla squadra dodicesima in un grande campionato. Ma forse – al posto di Rodgers, ossessionato da quel titolo perso nel 2014 all’ultimo minuto dell’ultima giornata con il Liverpool – avremmo fatto la stessa scelta. Comunque discutibile. Come se il periodo passato al Celtic fosse solo un “tappabuchi” in attesa di panchine migliori.

Peccato che ci sia sempre di pi“u l’împressione di un club esclusivo del calcio, solo “per ricchi” (anche se dodicesimi in classifica), dove conta di più ottenere tre quarti posti consecutivi con accesso Champions che uno scudetto sporadico (Scaroni dixit, Presidente del Milan).

Sarà sempre così, d’ora innanzi? Ci saranno bacheche piene di quarti posti e nemmeno un coppa?

E, allora, meno male che esistono i Celtic, i Rangers, l’Atalanta, il Defensa e Justicia (primo in Argentina) e qualche altro “miracolo sportivo” in giro per il mondo. In questo pacchetto di “miracoli”, però, forse non ne fa più parte il Leicester, piccola grande ricca che “ruba” gli allenatori a chi non può più trattenerli.

A proposito: e se adesso Celtic e Rangers tornassero alla carica per essere ammessi alla Premier League inglese? Sarebbe pi`ù affascinante vedere loro, sicuro, piuttosto che il Leicester.

 

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