Barcellona-Valverde: un addio scritto, ma con tempistiche rivedibili

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Due anni, due campionati e una Copa del Rey vinta non sono bastati a Ernesto Valverde per chiudere almeno la stagione sulla panchina del Barcellona. Una scelta maturata da tempo, con i dubbi riguardanti la sua permanenza maturati già dopo il 4-0 subito a Liverpool a maggio.

Dopo il ribaltone subito dalla Roma più di una persona ha messo in dubbio la bontà dell’operato del tecnico. A Barcellona hanno scelto di confermarlo, anche in virtù dei successi in patria, soprattutto l’ultimo chiuso con un netto +19 sul Real Madrid.

La conseguenza è stata la rivoluzione nella plantilla blaugrana, cercando di assecondare le scelte dall’allenatore: via Vermaelen, Cillesen, Malcom. E un pezzo da novanta come Coutinho. Ha resistito il solo Umtiti, impedendo l’affondo per De Ligt.

Nuovi dubbi sono emersi all’indomani del ko contro il Valencia in finale di Copa del Rey sembrava davvero finita l’avventura di Valverde. Il presidente Josep Maria Bartomeu è però rimasto di parola: “Se queda” aveva dichiarato qualche settimana prima. E infatti è rimasto. Lavorando in questi mesi con l’ombra di possibili sostituti, tuttavia non convincenti abbastanza per portare la dirigenza alla sterzata: Ronald Koeman ha il DNA Barça ma ha avuto qualche passaggio a vuoto a livello di club e deve guidare l’Olanda agli Europei. Gli altri, da Martinez a Massimiliano Allegri fino a Ten Hag non hanno convinto fino in fondo. Mauricio Pochettino ha fatto prevalere il suo passato all’Espanyol mentre Xavi non se l’è sentita di prendere una squadra in corsa.

La sconfitta contro l’Atlético Madrid in Supercoppa spagnola, peraltro in una partita dove si è visto a tratti uno dei più bei Barcellona è stato il pretesto per chiudere anzitempo il rapporto, nonostante anche in questa stagione la squadra fosse al comando in campionato e si fosse garantita in anticipo la vittoria del girone in Champions League. Valverde paga i flop passati e uno stile di gioco non troppo convincente per il palato del pubblico culé. Un pragmatismo che cozza con l’idea di spettacolo che hanno in Catalogna. I pareggi a reti bianche col Real Madrid (non si vedeva uno 0-0 nel Clasico da 17 anni) e quello contro i cugini poveri dell’Espanyol hanno surriscaldato la sedia. Quel che è successo in Arabia Saudita è stata la goccia definitiva. Finale scontato, tempistiche rivedibili. E un silenzio assordante da parte dei giocatori: nessuno ha scritto una sola riga in favore dell’ex tecnico.

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