25 aprile, Napolitano: “Sentimento unitario superiore a cieco scontro elettorale. Riforme secondo i principi della Costituzione”

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Il presidente Napolitano consegna la medaglia d’oro al valore civile a Paolo Pucci

Roma – Quello pronunciato questa mattina all’Altare della Patria dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il 66° anniversario della Liberazione è un discorso di celebrazione del 25 aprile che vuole essere anche un monito alle forze politiche in vista del prossimo confronto elettorale.

In questo momento, ha detto il presidente Napolitano, il Paese ha bisogno di un “nuovo senso di responsabilità nazionale” e di “una rinnovata capacità di coesione nel libero confronto delle posizioni e delle idee, e insieme nella ricerca di ogni possibile terreno di convergenza”. L’imminente competizione elettorale, ha sottolineato il presidente della Repubblica, non deve cedere “ad una logica di acceso e cieco scontro”, ma deve bensì fare proprio quel sentimento unitario, nato dall’esperienza “rigeneratrice” della Resistenza, che va al di là del normale confronto democratico tra le diverse forse politiche.

“È nell’interesse comune che dal richiamo di oggi, 25 aprile, agli anni della Resistenza, della ricostruzione democratica e del rilancio economico, sociale e civile dell’Italia, dal richiamo a quelle grandi prove di impegno collettivo – ha detto il presidente Napolitano – venga lo stimolo a tener fermo quel che ci unisce e deve unirci come italiani. Parlo del lascito della Resistenza, dell’eredità di quell’assemblea costituente che sull’onda della Liberazione nacque insieme con la Repubblica”.

Ed è sempre in nome di questo sentimento unitario che il presidente della Repubblica si è augurato che vengano fatte le riforme “mature e necessarie”, senza mai perdere di vista i valori e i principi della Carta costituzionale nata dalla Resistenza. Di fronte ad una folla che ha partecipato calorosa alle celebrazioni nonostante il cattivo tempo, il capo dello Stato ha sottolineato che le riforme della Costituzione devono essere fatte “senza mettere in forse punti di riferimento essenziali, in cui tutti possono riconoscersi. Senza mettere in forse quei principi, e quella sintesi, così comprensiva e limpida, dei diritti di libertà, dei diritti e dei doveri civili, sociali e politici, che la Costituzione ha nella sua prima parte sancito”.

Nel corso delle celebrazioni, il presidente Napolitano ha anche consegnato una medaglia d’oro al valore civile a Paolo Pucci, nipote di Mario Pucci, assassinato dai fascisti nel 1938 all’età di 20 anni.

Un’accoglienza fredda, e contraddistinta da alcuni fischi, è stata invece quella che la folla ha riservato al ministro della Difesa Ignazio La Russa, secondo il quale bisogna “lasciare alle spalle le ferite del passato, per una ritrovata concordia, nell’unità e nella memoria nazionale”.

Per celebrare la Liberazione il presidente della Camera Gianfranco Fini si è invece recato in visita presso il contingente italiano a Herat, in Afghanistan. “Credo che ognuno di voi – ha detto Fini ai militari – sia idealmente la dimostrazione di come la lotta per la libertà non conosca confini geografici e come in nome della libertà occorra continuare con il massimo dell’impegno”.

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