Elezioni spagnole, nuova incertezza: vincono ma calano i socialisti, Vox terzo partito

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C’è ancora più incertezza in Spagna dopo la seconda elezione in un anno. Gli elettori penalizzano i partiti di sinistra, incapaci di formare un esecutivo nei mesi scorsi, ma anche i moderati di Ciudadanos, e si spostano verso i lati più estremi dello spettro politico, premiando la destra nazionalista di Vox e le forze indipendentiste catalane.

I socialisti del PSOE di Sánchez si confermano i malconci vincitori della tornata di novembre con il 28.1% dei voti e 120 seggi al Congresso, con una perdita di tre deputati rispetto ad aprile. È Vox però a soprendere: supera Unidas Podemos e diventa il terzo partito di Spagna, arrivando a piazzare perfino 2 deputati che arrivano dal fortino indipendentista di Barcellona.

Cosa c’è dietro alla crescita di Vox, diventato il terzo partito di Spagna

La somma dei partiti di destra, Popolare (PP), Vox, Ciudadanos e Navarra Suma ottiene 145 deputati rispetto ai 158 del blocco di sinistra (PSOE, Unidas Podemos y Más País). Con questi numeri, però, nessuna delle due fazioni arriva alla maggioranza assoluta (176 seggi).

Dalle elezioni che avrebbero dovuto portare chiarezza dopo mesi di stallo emerge quindi un quadro ancor più caotico, e i partiti nazionalisti catalani potrebbero essere determinanti per la formazione di un governo a Madrid.

Gli indipendentisti guadagnano terreno grazie all’irruzione della Cup (2 deputati); Erc supera perfino Ciudadanos con 13 seggi e JxCat ottiene 8 rappresentati, per un totale di 23 ambitissimi deputati (senza contare i baschi) in vista delle consultazioni.

Prezzo altissimo poi quello pagato da Ciudadanos, uscito con le ossa rotte. Eppure sei mesi fa il suo leader Albert Rivera si autoproclamava alla guida dell’opposizione. Poi l’eccessiva durezza mostrata sul dossier catalano gli ha tolto potere negoziale e i muri alzati bloccando ogni tentativo di dialogo hanno spaventato l’elettorato più moderato, che ha preferito accordare il suo voto al Pp, partito che sicuramente avrebbe avuto più potere negoziale per sbloccare l’impasse. I popolari, dopo il tonfo storico di aprile, hanno recuperato senza tuttavia arrivare ai 100 seggi in cui sperava Pablo Casado per poter contare in un faccia a faccia con Sanchez.

Chi sale e chi scende (tra i cinque partiti principali)

  • PSOE (28.1%) da 123 a 120 seggi; ⬇️
  • PP (20.8%) da 66 a 87 seggi; ⬆️⬆️
  • Vox (15.1%) da 24 a 52 seggi; ⬆️⬆️⬆️
  • Unidas Podemos (12.8%) da 42 a 35 seggi; ⬇️⬇️
  • Ciudadanos (6.8%) da 57 a 10 seggi; ⬇️⬇️⬇️

Indipendentisti mai così bene: +3 seggi rispetto ad aprile

La somma di JxCAT, coalizione politica catalana guidata dall’ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont (+1), Cup (che passa da 0 a 2 deputati), ERC (il partito di Junqueras, -2), i baschi del Partito Nazionalista Basco PNV e Euskal Herria Bildu (+1 ciascuno) dà come risultato: +3 scranni rispetto ad aprile. Le fazioni indipendentiste si sono quindi rafforzate. “Oggi l’indipendentismo è più forte che mai con il miglior risultato congiunto di sempre”, è stato il commento di Pere Aragonès, avvocato e politico catalano di ERC.

Affluenza in calo

L’affluenza si conferma in calo, come da attese, e si registra una riduzione di oltre 5 punti percentuali (69,87%) rispetto al 75.79% del 28 aprile scorso – una delle affluenze più alte dal ritorno della democrazia nel paese. Sono stati 37 milioni gli spagnoli chiamati alle urne, 226mila in più rispetto a primavera. Le operazioni di voto – per la quarta volta in quattro anni – si sono svolte con relativa calma.

Sette mesi fa, il socialista Pedro Sánchez ottenne 123 dei 350 seggi al Congresso. Consapevoli della crescita dell’astensionismo, i principali leader politici hanno votato nelle prime ore del giorno e lanciato appelli agli spagnoli a non tirarsi indietro.

Il risultato più probabile appare essere un governo di minoranza guidato dai socialisti, ma il dubbio più grande riguarda i potenziali alleati. Durante la campagna elettorale, durata appena otto giorni – la più corta di sempre – Sánchez ha fugato le domande sui prossimi partner di coalizione. Nel suo discorso in cui ha riconosciuto la vittoria non ha escluso alleanze con nessuno a parte Vox.

Sono 350 i deputati del Congresso eletti assieme a 208 membri del Senato, mentre gli altri 57 appartenenti alla Camera alta sono designati dai parlamenti regionali. Il Senato però non vota la fiducia all’esecutivo.

Il sistema di sicurezza che ha vegliato sul corretto svolgimento delle elezioni nei 23mila seggi era composto da 93mila membri delle forze dell’ordine.

 

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