Def, scostamento di 55 miliardi. Priorità a investimenti e Fisco

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Il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento di economia e finanza.
Con la relazione sullo scostamento di bilancio, sentita la Commissione europea, il governo richiede l’autorizzazione al Parlamento al ricorso all’indebitamento per l’anno 2020 di 55 miliardi di euro, 24,85 miliardi di euro nel 2021, 32,75 miliardi di euro nel 2022, 33,05 miliardi nel 2023, 33,15 miliardi di euro nel 2024, 33,25 miliardi di euro dal 2025 al 2031 e 29,2 miliardi di euro dal 2032. Lo si legge nel comunicato stampa del Cdm. “I principi generali della strategia di rientro” del rapporto debito/Pil “saranno, oltre al conseguimento di un adeguato surplus di bilancio primario: il rilancio degli investimenti, pubblici e privati, grazie anche alla semplificazione delle procedure amministrative; il contrasto all’evasione fiscale; la riforma del sistema fiscale, improntata alla semplificazione, all’equità e alla tutela ambientale; la revisione e la riqualificazione della spesa pubblica”.

La pressione fiscale “una volta inclusi gli effetti del nuovo decreto” che cancellerà definitivamente gli aumenti dell’Iva scenderà dal “41,8%” del 2020 al “41,4% nel 2021, comprensivi del beneficio degli 80 euro mensili”, che aumenteranno da luglio per effetto del taglio del cuneo fiscale. E’ quanto si legge nel Def. Senza l’eliminazione delle clausole di salvaguardia la pressione fiscale sarebbe invece salita al 42,5%.

Per il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, “55 miliardi per le famiglie, per le imprese, per la sanità e ulteriori risorse per la liquidità e per proteggere le nostre aziende e poi cancelliamo tutti gli aumenti Iva previsti per i prossimi anni. E’ un intervento poderoso, senza precedenti,necessario per sostenere e aiutare il paese in questo momento così difficile e provare a ripartire tutti insieme”. Il crollo dell’attività economica che si è registrato soprattutto dall’11 marzo in poi – prosegue GUaltieri – è non solo senza precedenti, ma non verrà pienamente recuperato nel breve termine” e nonostante il recupero dai “minimi di aprile” il “valore aggiunto rimarrà inferiore al livello di inizio d’anno per molti mesi” anche perché “le misure precauzionali e di distanziamento sociale” restano anche all’estero”. Nella premessa al Def si quantifica una caduta del Pil nel primo semestre del “15%” e un “rimbalzo” nella seconda parte dell’anno.

IL CIGNO NERO – “Se non si fosse materializzato il cigno nero della crisi epidemica – si legge nella bozza del Def -, l’economia italiana avrebbe potuto registrare un ritmo di crescita in graduale miglioramento nell’anno in corso. Tale ripresa avrebbe condotto ad una modesta espansione nel primo trimestre dell’anno, rendendo raggiungibile la previsione di crescita annua dello 0,6 per cento formulata nella Nadef di settembre 2019″.

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