Coronavirus, Bartoletti: “vogliamo una pubblicità più responsabile”

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“Nella pubblicità ci sarà più responsabilità, sincerità, semplicità. Magari andremo alla stessa velocità di prima ma la fase 2 sarà lunga e dominata dalla paura. Molte cose non rimarranno uguali”. Karim Bartoletti, mago dell’ advertising premiato per decine di campagne realizzate per grandi marchi italiani e internazionali, immagina così parlando con l’ANSA il futuro prossimo delle case di produzione quando si allenterà la stretta imposta dalla pandemia. “Ci eravamo tutti arrovellati su noi stessi. Ci sarà un restart generale, come quando il computer si impalla: la prima cosa che il tecnico ti chiede è se hai provato a spegnere e a riaccendere e tutto riprende a funzionare”, osserva il produttore italiano, 48 anni, infanzia a Teheran e studi a Chicago dove si è affermato come uno dei nomi più brillanti del panorama pubblicitario tanto da diventare nel 1999 il più giovane Head of Production d’ agenzia di tutti gli States. Nel lungo elenco di lavori che portano la sua firma spiccano quelli per Budweiser, McDonad’s, Gucci, Jeep, Fiat, Audi, Alfa Romeo, Lamborghini, Renault, Ferrero, Exxon Mobil. Una fase nuova va affrontata con linguaggi nuovi, come sta reagendo il mondo della comunicazione pubblicitaria? “In tv – dice Bartoletti dalla sua casa di Milano – sono passati spot girati prima della chiusura generale con scene di incontri ravvicinati, persone che si abbracciano per un aperitivo o che viaggiano in auto. Molti brand ne stanno mettendo a punto di nuovi tagliando le parti ‘incriminate’. Altri usano immagini di repertorio, altri ancora inquadrature di gente filmata in casa.
Non credo però che arriveremo ai personaggi con la mascherina”. Che tipo di messaggi si vedranno, quindi? “La base da cui partono certi marchi per raccontarsi cambierà.
Stavamo diventando troppo concentrati sullo scopo, sul fine.
Oggi invece si parla molto di ‘accountability’, responsabilità.
I brand devono comunicare responsabilmente. Noi produttori dovremo dire quello che si può e non si può fare. Gireremo spot postcoronavirus molto più semplici, la gente vorrà cose più immaginative, immagini più belle e cinematografiche, libertà, spazi aperti”.

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