Fuoricorso Università, Italia Dei Diritti: “Restano poche speranze”

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Londra – Dall’Ufficio Stampa Italia Dei Diritti Scuola e Istruzione ricevimao e pubblichiamo

Dopo l’approvazione al Senato del provvedimento sulla spending review,  all’Università si comincia a temere seriamente per le sorti dei circa 600 mila studenti fuoricorso su 2 milioni complessivi sparsi sul territorio nazionale. E’ stato di fatto dato il via libera all’aumento delle tasse di iscrizione in base alle dichiarazioni ISEE, a partire dalle quali si sono individuate 3 principali fasce di reddito  su cui stabilire la percentuale specifica di pagamento aggiuntivo da effettuare.

Si parte da un incremento del 25% per chi ha un reddito inferiore a 90 mila euro annui, per arrivare addirittura al 100% laddove si superano i 150 mila. Nel mezzo, vi è una fascia intermedia cui spetterebbe un aumento del 50%.

Ogni anno, comunque, al Ministero toccherebbe il compito di emanare un decreto specifico, trattandosi di una situazione complessa entro la quale puntualmente districarsi.

A tal proposito Luana Cinti, responsabile del movimento Italia Dei Diritti per la Scuola e l’Istruzione dichiara: “Certamente l’obiettivo di tale provvedimento è duplice, poichè si punta a spronare gli studenti interessati ad un maggior impegno nello studio  recuperando nel contempo maggiori introiti nell’ambito più ampio della crisi, la quale necessita di trovare sempre nuovi appigli e modalità di azione  per una futura risoluzione. Il problema, però, è che nell’ambito di tale ricerca non tutti i provvedimenti adottati e le idee messe di volta in volta in campo paiono così fondati e prioritari, bensì non di rado  a carattere puramente emergenziale e discriminatorio. Nel caso specifico dei fuoricorso universitari, infatti, non possiamo generalizzare stigmatizzandoli come un folto gruppo di pigri o poco motivati, perchè le ragioni della loro condizione possono essere le più diverse. Sono persone che di anno in anno pagano regolarmente le tasse, ma possono avere la necessità per mantenersi di lavorare a tempo pieno o part-time, magari nelle ore serali, oppure non riescono a superare esami ostici, o ancora si trovano alle prese con inaspettati problemi familiari o personali, che meritano di essere valutati. Senza contare che una siffatta organizzazione nella gestione degli aumenti percentuali rischia di dar vita a complicazioni burocratiche non da poco nel corso di ciascun Anno Accademico, accrescendo i disagi”.

Restano a questo punto i dubbi non ancora risolti di molti Rettori che come Ivano Dionigi dell’Alma Mater di Bologna desiderano capire meglio il testo da cui attingere per attuare il  suddetto provvedimento, se esso abbia carattere obbligatorio, ma soprattutto chiarimenti si spera definitivi riguardanti la possibilità o meno di tener conto delle specificità del proprio Ateneo, pertanto attuando i provvedimenti con un minimo di autonomia.

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