Convivere con uno stato permanente di crisi, quale la formula per uscirne?

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L’EDITORIALE DI LUIGI CIGNONI

Non si sono ancora spente le luci sul concertone a Piazza San Giovanni di Roma, in occasione della Festa del Primo maggio, che subito siamo trascinati dalla realtà ad affrontare una selva di problemi, se abbiamo a cuore la salute del nostro Pianeta, in primis, e in seconda battuta le fortune del nostro vivere quotidiano nell’attuale contesto storico.

Come è successo in occasione della nube  esplosa dal vulcano in Islanda che ha obbligato a terra migliaia di passeggeri di aerei sul vecchio continente, oppure nel golfo del Messico (sì, lo stesso che ci regala il buon tempo sulle coste europee) da dove si sparge la minaccia del petrolio in direzione di uno degli angoli più belli e vitali dal punto di vista ambientalistico e faunistico (per non parlare dei delicati equilibri del mondo sommerso) del centro America.

L’uomo, ancora una volta dimostra di non essere in grado a controllare l’emergenza ambientale causata proprio dalla sua poca avvedutezza tecnica.
Chi scende a quelle profondità a chiudere la valvola della trivella che ha perforato il fondale marino alla ricerca dell’oro nero?
Domanda cui ancora non è stata trovata risposta, anche se, in queste ore, il presidente Obama è sceso in Louisiana a vedere di persona come stanno le cose e a seguire le operazioni di controllo dell’ex piattaforma petrolifera. Anche questo problema, credo, si riverserà sul nostro vecchio continente.

Il quale ha già per conto suo le brave gatte da pelare. Come il crac del mondo finanziario greco, i cui effetti domino sono preannunciate anche in Portogallo e forse (almeno ce lo auguriamo che avvenga esattamente il contrario) in Spagna, Paese per certi versi vicino al Nostro.
E proprio per il Primo maggio a Atene non sono mancati gli scontri tra dimostranti anarchici e poliziotti che hanno fatto rivivere anni lontani quando al governo c’erano i generali.
Crac finanziario imputabile all’uomo, come quello citato sopra, ma francamente in questo stato di cose generale non vediamo che la scelta di dimostrare in piazza il proprio dissenso sia quella più efficace da perseguire, se non come effetti mediatici in tutte le televisioni del mondo per rendere pubblicità (qualora mancasse loro) ai No Global nelle loro pittoresche quanto incredibili performance violente.

Ma l’Europa non è rimasta a guardare gli sviluppi della situazione.
E’ vero che la Merkel ha temporeggiato, ma bisogna anche considerare la situazione che si sta vivendo in Germania la quale si è accollata i problemi e i dissesti finanziari rappresentati dell’ex Repubblica dell’Est. Un problema non solo economico, ma anche sociale, etico se si pensa che è intercorsa una generazione che non ha conosciuto la Germania unita. Ma da Bruxelles giungono buone nuove. Lo ha annunciato ieri il premier Giorgio Papandreou. Egli ha dichiarato di aver firmato l’intesa con l’Unione Europea e il Fondo monetario internazionale per «evitare la bancarotta».

Dunque saranno sbloccati gli aiuti internazionali per consentire al Paese di evitare il fallimento, ma il piano, ha ammesso il premier, comporterà «grandi sacrifici». Papandreou ha detto di essere pronto a fare «qualsiasi cosa in nome dell’interesse nazionale»: «Evitare la bancarotta – ha detto – era la linea rossa del governo».

Crisi economica, dunque, della quale (almeno per il momento) non c’è da preoccuparsi in Italia, ma è certo  che il panorama generale non è rassicurante. Come per la nube esplosa dal vulcano nel circolo Polare Artico, come la macchia di petrolio fuoruscita dalla piattaforma galleggiante del Golfo del Messico, così il crac bancario della Grecia potrebbe ripercuotersi sula nostra economia la quale tanto florida non appare se ci troviamo con il tasso di disoccupazione (oltre l’otto per cento e pare che sia in marcia verso una crescita) così elevato nel nostro Paese.

Si dirà che comunque è contenibile rispetto all’Europa, ma intanto sono piccoli campanelli d’allarme che non ci fanno stare tranquilli e sui quali è bene fare i conti e intervenire.
E in Italia cosa succede? Ci si bisticcia nella maggioranza e non si vedono quali sono i reali problemi del paese.
Bersani (Pd) ha lanciato il monito se non l’invito alla maggioranza: è bene dichiarare finiti i tempi dei litigi e pensare al Paese.
Sarà accolto?

Luigi Cignoni

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