
Londra – Negli ultimi anni, l’Europa ha affrontato una serie di sfide geopolitiche che hanno inciso profondamente sull’equilibrio economico e politico del continente. Tra queste, la recente escalation delle tensioni commerciali ha portato all’introduzione di dazi doganali tra alcuni paesi partner, una misura che sta cambiando le dinamiche interne ed esterne dell’Unione Europea.
La crisi economica globale, amplificata dalle conseguenze della pandemia di COVID-19 e dai conflitti internazionali, in particolare la guerra in Ucraina, ha spinto molte nazioni europee a rivedere le proprie politiche commerciali. Nel 2024, l’UE ha registrato un calo del 3% nel volume delle esportazioni verso alcuni paesi partner a causa delle nuove barriere tariffarie. L’introduzione di dazi doganali ha lo scopo di proteggere settori strategici come l’acciaio, l’energia e l’agricoltura, ma comporta anche conseguenze rilevanti sul piano geopolitico ed economico.
L’introduzione di barriere tariffarie ha generato una serie di ripercussioni a livello geopolitico:
-
Frammentazione del mercato interno: Secondo Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, “la coesione economica dell’Unione è messa a dura prova da politiche protezionistiche che rischiano di indebolire la nostra posizione nel mondo.”
-
Rallentamento degli scambi commerciali: L’ISTAT ha evidenziato che nel primo semestre del 2025 le esportazioni italiane verso paesi con nuovi dazi sono diminuite del 4,2%, impattando negativamente sul PIL nazionale.
-
Allineamenti geopolitici: Economisti come Joseph Stiglitz sottolineano come “le tensioni tariffarie possono spingere i paesi a cercare nuovi alleati commerciali, modificando equilibri consolidati”.
Nella storia, la questione dei dazi ha sempre suscitato dibattiti intensi.
Vediamone alcuni:
Adam Smith (1723-1790), padre dell’economia classica, era un forte sostenitore del libero scambio e criticava i dazi come ostacoli alla crescita economica e all’efficienza produttiva. Nel suo celebre libro La ricchezza delle nazioni, Smith affermava: “I dazi doganali sono una delle forme più evidenti di ingiustizia economica.”
Friedrich List (1789-1846), economista tedesco, invece sosteneva la necessità di dazi temporanei per proteggere le industrie nascenti, soprattutto in paesi in via di sviluppo economico.
John Maynard Keynes (1883-1946) riconosceva l’utilità di politiche protezionistiche in tempi di crisi, per stimolare la domanda interna e tutelare l’occupazione.
Credo che l’UE debba bilanciare la necessità di unità economica con le pressioni nazionali verso politiche protezionistiche. Come sottolineato da Paolo Gentiloni, Commissario europeo all’Economia, “l’Unione deve garantire che le misure adottate non compromettano il mercato unico e la stabilità economica complessiva.”
Il rischio è che, senza una strategia condivisa, la frammentazione interna indebolisca la posizione dell’Europa nello scacchiere globale.
Il futuro dell’Europa dipenderà dalla capacità di trovare un equilibrio tra protezione degli interessi nazionali e cooperazione internazionale. Soluzioni condivise e strategie comuni saranno fondamentali per superare la crisi e rilanciare la crescita in un mondo sempre più interconnesso.
La domanda che mi pongo e’: per l’Unione Europea i dazi sarannoun problema oppure una opportunita?
La risposta la dara’ nei prossimi mesi, il mercato nel quale ai dazi si aggiungera’ il riarmo dell’Unione Europea (il “riarmo europeo” sara’ l’oggetto della mia prossima analisi).
Riccardo Cacelli
r.cacelli@uam-vertiports.com


