Dalla morte alla vita. Dall’essere figlio all’essere padre. È questo il passaggio compiuto da Karl Ove KnausgÃ¥rd nel secondo episodio dell’autobiografia “La mia lotta”. Lasciato alle spalle il triste ricordo paterno, Knausgard si apre alla gioia di una famiglia tutta sua, di una nuova vita in Svezia – in una cultura così vicina e tuttavia così lontana da quella norvegese -, accanto alla seconda moglie, Linda, e ai loro tre bambini. Cambia lo scenario, ma per Knausgard la lotta non è certo finita: per quanto desiderata e ricca d’amore, infatti, la vita di coppia rappresenta una dura sfida quotidiana, la continua ricerca di un equilibrio tra le proprie esigenze e quelle dell’altro, tra il bisogno di condividere e la difesa dei propri spazi e dei propri silenzi, l’urgenza di restare fedeli a se stessi. Agli affanni dell’uomo si unisce il misto di slancio e frustrazione dello scrittore, che sperimenta ogni giorno il faticoso rapporto di odio-amore con la propria arte, nei confronti della quale si sente sempre dolorosamente inadeguato, ma da cui non riesce a staccarsi. E ancora una volta, accettando di abbandonarsi all’impetuoso fiume di parole di Knausgard, non si può non restare affascinati dalla potenza e dalla crudeltà di uno strumento quale è la scrittura, capace di andare al fondo dell’essere umano, mettendone coraggiosamente a nudo le più nobili ricchezze e le più misere meschinità .
* La mia lotta (2) * di Karl Ove Knausgard (Ed. Ponte alle Grazie, trad. di Lisa Raspanti, pp. 590, euro 22,00).


