Il rumore della sottana
che si gonfia
nello scendere di fretta
le scale:
come dimenticarlo?
E gli zoccoli sbattuti
sulle lastre di lavagna
delle scale, per fare
maggiore rumore:
come una nuvola nera
che rotola minacciosa verso di te,
foriera di tempesta
e di sciagure:
chi può scordarli?
Sono rimasto immobilizzato,
ricordi?
Impietrito per cinquant’anni
con il dito proteso
di fanciullo verso la cosa
così diversa da me,
ma così parte integrante
al mio essere uomo
al punto da sentirmi
attratto dal suo dolce gorgo.
Ed io a resistere
per non deluderti.
L’ho cristallizzata
la cosa,
per non perdere il tuo
amore di madre e
non sono neppure riuscito
a odiarti per il tempo
che mi hai fatto sprecare
nella ricerca, cadendo spesse volte
e risollevandomi,
per poi ricadere ancora
in una continua
altalena della vita.
Fino a quando
non sei arrivata tu,
dolce compagna
che tieni le briglie
di questo mio cuore impazzito.
Per mano mi hai condotto
nel tuo giardino segreto
che non è concesso
agli altri di conoscere,
per insegnarmi
il reale valore delle cose.
Da “La Terza Stella ad Ovest di Cassiopea“, Pferraio, febbraio 2012


