Il sogno americano è ormai divenuto un incubo, e il mondo scivola inesorabilmente verso un’altra catastrofe. Il demone dei mutui subprime e dei derivati aleggia sugli Stati Uniti e travolge con sé il resto del pianeta, come un cancro globalizzato per cui non esiste una cura. È lo scenario apocalittico di questo romanzo breve narrato in prima persona da un massaggiatore afroamericano, spettatore dell’ascesa e del declino del suo mentore Marlon Morgan, un tempo amico d’infanzia e poi spregiudicato finanziere newyorkese. Senatori, faccendieri, alti prelati passano dal suo lettino per rilassarsi ma soprattutto per confessarsi, come se soltanto lì potessero guardare in faccia la verità . Un racconto della crisi attuale, ma anche dell’insanabile miraggio del denaro che genera altro denaro, in una spirale apparentemente infinita che porta soltanto disperazione e annullamento. Un’epica negativa, una recessione umana ancor prima che economica, fatta di ipocrisia, paura, morte. Sarà proprio l’io narrante, figura dell’innocenza in mezzo a tanta devastazione, a suggerire un segno di speranza.
“La borsa delle tenebre”, di Giorgio Taborelli (Ed. Ponte alle Grazie, pp. 144, euro 12,00).


