Enrico Letta, che dopo la giornata convulsa di ieri aveva deciso di trascorrere un pomeriggio in famiglia per concentrarsi sul discorso programmatico su cui verificare martedì la maggioranza, viene informato dal vicepremier Angelino Alfano. Domani salirà al Quirinale quando il Capo dello Stato Giorgio Napolitano rientrerà dalla trasferta a Napoli per decidere le mosse insieme le prossime mosse. Un primo quadro della situazione i due l’hanno fatto per telefono. E Letta ha sentito per telefono anche il segretario Pd Guglielmo Epifani che considera le dimissioni dei ministri «un’ulteriore azione di sfascio» perché «è stato toccato un livello mai visto di irresponsabilità ». La situazione è intricatissima e l’unico punto fermo è che il presidente della Repubblica non scioglierà le Camere se prima non sarà approvata la legge di stabilità e una riforma della legge elettorale. Una convinzione che anche il presidente del consiglio, e il Pd, condivide. Letta vuole presentarsi alle Camere e, come dice il viceministro Stefano Fassina, «non si andrà ad elezioni perché troveremo una soluzione in Parlamento: sono sicuro che in Parlamento c’è una maggioranza in grado di evitarlo». Ma per un governo di scopo non si potrà contare sul M5S: Beppe Grillo non ha dubbi che a questo punto bisogna tornare subito al voto.


