Con Maurizio Bragagni parliamo di “Made in Italy” e “Brain Drain” …cervelli o talenti italiani in fuga

Cosa può fare un candidato eletto per i propri connazionali

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Londra – “Made in Italy” e’ una espressione utilizzata, a partire dagli anni ’80, per indicare la specializzazione internazionale del sistema produttivo italiano nei settori manifatturieri cosiddetti tradizionali.

Tutti i prodotti Made in Italy, a prescindere dal settore di appartenenza, sono generalmente accomunati da un mix di elementi che ne determina successo e riconoscibilità sul piano internazionale: eccellenza, alta specializzazione delle tecniche di produzione, contesto di sviluppo e realizzazione dei prodotti spesso di carattere distrettuale, forte radicamento nelle specializzazioni territoriali.

Questi vantaggi competitivi, che contraddistinguono e mantengono elevate le vendite dei prodotti Made in Italy sui mercati internazionali, sono particolarmente sorprendenti considerando la superiorità tecnologica di alcuni giganti industriali dei Paesi concorrenti, o i bassi costi di lavoro e materie prime delle produzioni delle nazioni in via di sviluppo.

E quanto incidono i “Brain Drain” italiani nel far conoscere le 4A?
Perche’ anche i “Brain Drain” sono esportazione: di sapere, di cultura, di stile di vita.

Maurizio Bragagni, Ceo di Tratos Ltd

Sul Made in Italy e sulla “fuga di cervelli” abbiamo posto qualche domanda a Maurizio Bragagni, importante imprenditore italiano nella terra di Albione nonche’ candidato al Senato per la lista “Noi con l’Italia” nella Circoscrizione Estero – Europa che si batte da sempre nel dare “Valore ai talenti italiani”

ITALYNEWS: Cosa ne pensa dei “cervelli in fuga”?
MAURIZIO BRAGAGNI: “Intanto vediamo quanto costano allo Stato italiano. L’ufficio Studi di Confindustria ha calcolato recentemente il costo del ‘Brain Drain’. Una stima recente ha posto il totale a circa un punto di PIL.
Oggi è normale che le persone si spostino all’estero per sviluppare al meglio le proprie capacità. Il problema della “brain drain”, nasce quando in un Paese arrivano meno persone con un alto livello di istruzione rispetto a quante ne partono.
In quel caso c’è una perdita del cosiddetto “capitale umano”, e se dura molto a lungo ha effetti sulla capacità di innovazione e produttività del Paese con una perdita di conoscenze e potenzialità, che danneggia le prospettive di crescita future
“.

ITALYNEWS:Crescita soprattutto per i giovani…
MAURIZIO BRAGAGNI:“Una stima citata spesso negli ultimi mesi viene dal Centro Studi di Confindustria che molti media hanno riportato con titoli che sintetizzavano così: “La fuga dei cervelli ci costa 14 miliardi l’anno ma e’ l’inadeguato livello dell’occupazione giovanile sta producendo gravi conseguenze permanenti sulla società e sull’economia dell’Italia.
Come confermano i dati Eurostat, l’Italia ha uno dei tassi di occupazione più bassi d’Europa nella fascia 15-24 anni, con appena il 16,6 per cento di occupati: peggio di noi, nell’UE, solo la Grecia (13 per cento), con la media comunitaria lontanissima al 33,9 per cento.
La crisi ha colpito duramente l’occupazione dei giovani, che era sopra il 24 per cento nel 2007-2008. La conseguenza di questa scarsità di opportunità è l’emigrazione”.

ITALYNEWS:Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori?
MAURIZIO BRAGAGNI:“E’ vero siamo un popolo di migranti. Gli italiani che cercano un futuro all’estero sono sempre più numerosi. È un fenomeno antico, che negli ultimi anni ha ripreso a crescere. Ormai il flusso di espatri ha raggiunto livelli importanti.
Se negli ultimi tempi il ritmo fisiologico era di circa 40-50mila partenze l’anno, più recentemente sono stati superati i 100mila emigrati l’anno.
E così oggi i nostri connazionali che vivono all’estero sono quasi cinque milioni. 4.811.163, secondo gli ultimi dati disponibili.
Una migrazione continua: basti pensare che fino al 2006 nell’anagrafe degli italiani residenti all’estero erano iscritti poco più di tre milioni di concittadini”.

ITALYNEWS: Lei e’ candidato quindi conosce bene le destinazioni ed il profilo dell’emigrato.
MAURIZIO BRAGAGNI:”Circa la metà degli italiani che hanno deciso di lasciare il proprio paese si sono trasferiti in Europa. Ci sono poi un milione e mezzo di residenti in America meridionale. Poco meno di mezzo milione (437.710) hanno scelto l’America settentrionale e centrale. Solo 270.000, invece, vivono tra Asia, Africa e Oceania.Difficile tracciare un identikit dell’emigrato italiano. Ma è evidente che nelle ultime migrazioni si registrano importanti differenze rispetto al passato. All’inizio di dicembre la commissione Esteri di Montecitorio ha approvato una proposta di legge bipartisan che chiede di istituire una giornata nazionale degli italiani nel mondo. Io una volta in Senato mi battero’ per questo”.

ITALYNEWS:Solo per questo?
MAURIZIO BRAGAGNI: “Certamente no. Noi senatori dovremmo legiferare per dare sostegno ad iniziative di carattere economico con un occhio di riguardo alle giovani generazioni e allo sviluppo dei loro rapporti con le aziende italiane. Alla creazione di protocolli e accordi tra regioni e con gli stati esteri dove è più forte la presenza di emigrati di quella regione e di loro discendenti in grado di formalizzare e ufficializzare presso le istituzioni politiche ed economiche locali, progetti di promozione e di collegamento dell’economia regionale verso l’estero. Intensificare della formazione professionale dei giovani attraverso il coinvolgimento diretto dell’imprenditoria italiana, utilizzando tutte le più moderne tecnologie di comunicazione e di informazione e favorire scambi culturali, di garantire una formazione permanente di insegnanti e studenti, di rafforzare il ruolo e la presenza delle regioni tra i corregionali all’estero”.

ITALYNEWS:Quale e’ il suo pensiero sull’integrazione e internazionalizzazione dell’economia?
MAURIZIO BRAGAGNI:“La crescente tendenza all”integrazione e all”internazionalizzazione dell”economia, si è arricchita e qualificata di nuovi aspetti: la globalizzazione di imprese e mercati, di tecnologie e finanza. Quando si parla di tale realtà non significa più riferirsi solamente alle imprese e all”export ma implica il coinvolgimento di tutto l’ambiente produttivo regionale. Un nuovo impulso all’economia italiana può venire dalla valorizzazione di quel patrimonio di conoscenze ed esperienze maturato dagli italiani che operano in Italia e all’estero. Si deve intervenire affinche’ lo Stato favorisca un coordinamento governo-regioni volto a regolamentare gli interventi in favore degli italiani nel mondo”.
ITALYNEWS:Gli italiani nel mondo come ambasciatori dell’italianita’?
MAURIZIO BRAGAGNI: “Certo. Gli italiani, da emigrati ad ambasciatori, perche’ sono stati il loro lavoro, la fantasia, l’onestà , i valori e la produttività a portare gli italiani all’estero, a ricoprire ruoli di prestigio nei paesi di emigrazione. In molte nazioni sono di origine italiana molti sindaci di grandi città , amministratori pubblici, imprenditori, docenti universitari e scienziati. Sono queste le persone che possono rappresentare il made in Italy nel mondo e favorire quindi l’export italiano. Lo Stato si deve attivare affinche’ le regioni coinvolgano il mondo produttivo e imprenditoriale, università, centri di formazione, camere di commercio, per favorire e sviluppare partnerships commerciali e joint-ventures.”

ITALYNEWS:Quindi l’export italiano trae beneficio dagli italiani nel Mondo. Ne e’ sicuro?
MAURIZIO BRAGAGNI: “Sicurissimo. Lo vediamo dai numeri dell’export generale italiano e del Made in Italy. Tra i prodotti “MDI”, la parte del leone l’hanno fatta i macchinari con un saldo positivo di ben 48 miliardi di euro. Ottima la performance anche del comparto della moda che ha raggiunto un risultato positivo di 18 miliardi e dei prodotti in metallo che hanno raggiunto quota +10,9 miliardi e dei mobili. Questi numeri sono dovuti anche al grande lavoro dei manager nazionali ma anche da quei manager italiani che vivono all’estero e che solo loro conoscono le sane e produttive aziende italiane“.

ITALYNEWS: Sintetizzando il Made in Italy e’ quindi un brand?
MAURIZIO BRAGAGNI: ”L’espressione “Made in Italy” si è trasformata in qualcosa di molto più importante di un semplice marchio di origine, giungendo ad assumere le caratteristiche di un vero e proprio “brand”, dotato di un’identità ben definita e divenuto sinonimo di qualità e affidabilità che ci sono riconosciute in tutto il mondo. Facciamolo crescere ancora!”.

Ringraziamo Maurizio Bragagni per la sempre gentile disponibilita’ ed il tempo (in campagna elettorlae sempre prezioso..!) che ci ha concesso.
Dobbiamo solo aggiungere che crediamo Maurizio Bragagni, noto in Uk come imprenditore del fare, possa al Senato, veramente legiferare per congiungere finalmente gli italiani.
Sia quelli che vivono all’estero sia quelli che vivono in Italia.

Stefano Scibilia

 

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