
“Il suicidio del giovane detenuto (24 anni) di origine africana nel carcere di Torino segna il
massimo storico di suicidi negli istituti penitenziari: 72 dall’inizio dell’anno, di cui 34
stranieri, in maggioranza africani. Un’altra terribile faccia della medaglia dei suicidi: per i
detenuti extracomunitari – circa 12mila – l’assenza di mediatori culturali e psicologi si fa
sentire in maniera ancora più pesante”. A sostenerlo è il segretario generale del S.PP.
(Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo che aggiunge: “mentre si leggono
impegni politici e dichiarazioni di nuovi parlamentari ed esponenti di Governo i suicidi
dovrebbero riportare alla realtà del carcere ed accelerare le misure da prendere passando
dalle parole generiche e di circostanza, quasi sempre le stesse, ai fatti. Si pensi solo che l’età
media dei detenuti che si tolgono la vita è notevolmente abbassata con un numero
maggiore di giovani. La circolare del DAP e la task force istituita dal precedente Ministro
Cartabia si sono rilevati fallimentari ad intercettare il grave disagio, soprattutto psicologico,
diffuso in particolare tra detenuti tossicodipendenti e con problemi psichici trasferendo
ogni responsabilità ai Provveditori e ai direttori di istituto. Purtroppo è troppo facile –
continua Di Giacomo – procedere al classico ‘scarica barile’ delle responsabilità pur sapendo
che né provveditori né direttori dispongono di risorse umane (psichiatri, psicologi) e
finanziarie, strumenti e strutture per intervenire. Così come è troppo facile, come è accaduto
sinora da parte del DAP, invitare i provveditori a garantire una particolare attenzione alla
formazione specifica del personale, attraverso cicli di incontri a livello centrale e locale,
destinati a tutti gli attori del processo di presa in carico dei detenuti. Noi da tempo che
abbiamo proposto l’istituzione di Sportelli di sostegno psicologico, tanto più contando su
almeno 3 mila laureati in psicologia che nel nostro Paese non lavorano con continuità oltre
all’assunzione straordinaria di mediatori culturali, laureati in lingue anche africane. Come
per il personale penitenziario che continua a dare prova di impegno civico e che ha già
impedito alcune decine di suicidi. La Premier Meloni nella relazione programmatica ha fatto
significativi riferimenti a questo come agli altri problemi del lavoro del personale
penitenziario e del sistema carcerario. Anche il neo Ministro Nordio si è espresso, in verità
non sempre in maniera chiara. Si deve fare di più e meglio: questa strage silenziosa deve
finire con misure e azioni concreti”


