Lo sfregio perpetrato nei confronti della città di Rende, attraverso la spettacolarizzazione di una operazione senza eguali, non fa onore a nessuno, tantomeno a chi l’ha eseguita.
Imbarazzante l’immagine di chi, mentre avrebbe dovuto notificare con la sobrietà e la riservatezza dovute, ha pensato bene di mettersi in posa e fotografarsi dinanzi la casa comunale.
Chi ha il potere di controllo dovrebbe verificare tali vili atti.
Vediamo che certa politica domenicale giustizionalista e garantista -che nulla a che fare con la serietà della democrazia- si agita nel chiedere dimissioni senza aver letto un rigo degli atti processuali.
D’altronde da chi già con l’onorevole Mario Oliverio, vittima di ingiustizia processuale, oggi ne tace la comprovata innocenza, non si ci poteva di certo aspettare che si fosse speso per difendere l’onorabilità di una intera città e della sua amministrazione.
Fortunatamente, però, -e si evince dagli innumerevoli attestati di stima e vicinanza giunti- la maggiore parte delle persone sa che l’avvio di un processo non coincide con una sentenza di condanna.
Siamo onorati e fieri di far parte di una formazione civica politica e amministrativa coesa che si indigna per quello accaduto e, allo stesso tempo, continua alacremente a lavorare per il bene di questa città.
Anche questa volta sarà chiarita la vicenda.
La narrazione fatta, d’altronde, è esclusivamente unilaterale: sono stati raccolti solo atti in maniera parziale.
Basterà produrre le procedure complete per accertare che non è stato commesso nessun illecito amministrativo, tantomeno penale.
Non vogliamo pensare al disegno di qualcuno che pensa di voler porre fine a questa esperienza amministrativa.
Questo giustizionalismo non appartiene alla città di Rende, la nostra comunità non merita politicanti di mestiere, ma chi si spende per il bene comune.